L'Editoriale
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Una primavera di scelte

Dopo il 4 marzo si torna al voto: il 29 aprile in Fvg per regionali e comunali; e anche in Veneto il 10 giugno sempre per le comunali. Nella Penisola, poi, votano le regioni: Molise, Val D'Aosta, Basilicata e Trentino Alto Adige. E, dato lo stallo centrale, c'è già chi pensa di tornare alle urne in autunno...

Parole chiave: Regione (48), Comuni (17), Elezioni (61)
Una primavera di scelte

 Non è un anno in cui riporre le urne elettorali. Passate le politiche del 4 marzo - alle quali c’è già chi pensa di regalare un bis in autunno - da più fronti e a più livelli si torna al voto. Sarà, è un dato di fatto, una primavera di scelte.
In Friuli Venezia Giulia tutti aspettano il 29 aprile per la sfida delle regionali. Non le uniche in Italia nel 2018: sono precedute infatti il 22 aprile da quelle del Molise, seguite il 20 maggio dalla Val D’Aosta e, dopo l’estate, da quelle di Basilicata e Trentino Alto Adige. Banchi di prova, si dice, del rinnovato equilibrio delle forze politiche in Italia, del loro peso, della loro credibilità agli occhi di chi, con una matita in mano, è in grado di dare loro il governo come di lasciarle a guardare.
Se alla fine del rinnovo delle varie compagini regionali si delineerà un’Italia nuova è tutto da scoprirsi. Al momento, e non può che essere così quando la politica è responsabilmente avvertita come il porre nelle mani degli eletti il timone e il futuro di un territorio - comune o Stato che sia - al momento dunque un po’ tutti, opinionisti e persone della porta accanto, si lanciano in ipotesi e confessano sentori.
C’è chi profetizza il ripetersi a livello regionale del risultato del 4 marzo. Chi, al contrario, argomenta che proprio quel risultato produrrà una sorta di contrappunto. Chi ricorda che a livello locale le persone contano più degli schieramenti. Chi soppesa l’appeal dei quattro candidati friulani con il loro essere, e saper essere, vicini alla gente; chi invece punta il dito sui temi caldi di immigrazione, Uti e sanità per tracciare un’ipotesi di podio. Non è neppure mancato chi, in questo andirivieni di strategie e fantasie pre elettorali, ha sostenuto che il risultato delle regionali andrà a dar manforte - se la vittoria fosse allineata a quanto già accaduto in marzo - al governo nazionale, dando per certo, a livello centrale, uno stallo di ancora venti giorni.
Lasciando le ipotesi al piacere di farle, è invece un fatto che il 29 aprile in Friuli Venezia Giulia vanno al voto anche 19 comuni, 8 dei quali in provincia di Pordenone. Si tratta di Brugnera, Fiume Veneto, Polcenigo, Sacile, San Giorgio della Richinvelda, Sequals, Spilimbergo e Zoppola.
Non è finita. Un mese e mezzo dopo anche il Veneto vede rispolverare le urne elettorali. Il 10 giugno vanno al voto 46 comuni veneti, di questi due riguardano il territorio diocesano: San Stino di Livenza e Motta di Livenza (per Lorenzaga).
Insomma, c’è gran fermento: a fine aprile nel pordenonese le comunali portano ai seggi 66.805 persone, le regionali un milione; a giugno in Veneto sono chiamati alle urne 600 mila elettori.
L’attesa, anzi le attese sono molte. I risultati sono ovviamente la prima e la più grande. Un’altra sfida è l’affluenza. Ora, se è vero che il 4 marzo ha sovvertito tutti i pronostici, portando alle urne per le politiche il 75,12% dei friulani, è altrettanto vero che nelle precedenti elezioni regionali, il Friuli ha visto via via diminuire la percentuale dei votanti: sono stati infatti il 64,8% nel ’98, il 64% nel 2003, sono saliti fino al 72,3% nel 2008, ma si sono fermati al 50,5% nel 2013. Le prossime saranno quindi tre settimane decisive sotto vari punti di vista.

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