Tricolori vincenti
Tre sindaci italiani candidati al premio internazionale di Miglior sindaco del mondo: hanno saputo essere vicini ai loro cittadini sostenendoli nella pandemia in modo rassicurante
Tricolori
vincenti
Simonetta Venturin
Non c’è 25 aprile che non veda sindaci in tricolore omaggiare la Repubblica. Quest’anno, la sindaca di Villa del Conte, un paese di cinquemila anime in provincia di Padova, avrà sul viso un sorriso in più: Antonella Argenti è candidata al premio internazionale di miglior sindaco del mondo (Wordl Mayor Prime) edizione 2020, che la pandemia ha fatto slittare al 2021. E la gestione della pandemia è proprio il tema attorno al quale sono state accettate le candidature: 62 da 36 diversi Paesi del mondo, poi ridotte a 32. Tra di esse ci sono sette donne: due dal Nord America (Washington e Città del Messico), una dal Sud America (Bogotà, Colombia), una dall’Europa (l’italiana Argenti), una dall’Asia (Raqqa, Siria), una dall’Australia (Melbourne) e una dall’Africa (Freetown, Sierra Leone). E pare Davide contro Golia la nostra candidata, visto che le altre e gli altri in lizza guidano città enormi come le citate e come Buenos Aires, Rotterdam, Delhi.
Pe amor di verità e di patria va detto che i candidati per l’Italia sono ben tre: alla Argenti si uniscono Giuseppe Sala, sindaco di Milano e Aldo D’Achille, sindaco di San Bellino (comune di mille abitanti in provincia di Rovigo); mentre tra i 62 della prima ora c’era pure il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che non ha superato la prima fase.
Cosa hanno fatto i selezionati? Hanno saputo farsi sentire presenti e attenti ai loro concittadini specie nel corso della prima ondata della pandemia. Del sindaco D’Achille si è letto che ha umanizzato il periodo di stretto lockdown con un concorso fotografico a domicilio, ha donato fiori alle famiglie per abbellire giardini e terrazzi, e piantine a chi aveva l’orto. Ha messo una psicologa a disposizione delle persone sole e ha cercato di animare l’economia del paesino realizzando mascherine poi smerciate nei dintorni. Il suo piccolo comune vanta pure un bel primato: zero contagi nella primavera 2020.
Anche la sindaca Argenti si è data da fare: ha istituito l’assessorato alla solitudine, fondamentale per aiutare chi si è trovato da solo nella pandemia; ha fatto recapitare a casa medicine, viveri e pranzetti speciali per Pasqua. Ha riunito uno staff di specialisti (psicologo, dentista, nutrizionista) per consulenze telefoniche gratuite per chiunque ne avvertisse la necessità. Molto attiva sui social si è adoperata per tranquillizzare la popolazione ma, consapevole che gli anziani non vanno su facebook, lei stessa ha loro telefonato per verificare come stavano vivendo l’isolamento, se riuscivano a sopportarlo e di cosa avevano bisogno. Non ha dimenticato i bambini: per essi ha inventato aerei di carta da far volare in giardino con messaggi di speranza, ha distribuito così tanti arcobaleni da tappezzarne il paese, ha creato una linea wapp esclusiva per ricevere video e audio dei piccoli. Per quelli di età scolare è andata personalmente a ritirare nelle varie classi quaderni e libri rimasti sui banchi e li ha consegnati casa per casa con annesso uovo di cioccolato. Insomma, ha ben ottemperato al requisito 2020 del premio: “Onorare i sindaci la cui leadership durante la pandemia da Coronavirus ha fornito alle loro comunità protezione e sicurezza”.
Il World Mayor esiste dal 2004 con cadenza biennale, funziona per candidature proposte dai cittadini; collegandosi al sito chiunque può dare informazioni favorevoli o contrarie ai selezionati.
Anche nelle passate edizioni ci sono state candidate donne e qualcuna ha vinto: nel 2005 Dora Bakoyannis sindaca di Atene (per la gestione dei giochi olimpici), nel 2008 Helen Zille sindaca di Cape Town, Sudafrica (per aver denunciato gli sprechi del Consiglio nazionale africano). Anche Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa, è stata più volte proposta, classificandosi nona e quarta.
Per sapere chi vincerà questa volta bisognerà aspettare giugno: sarebbe bello toccasse all’Italia, a prescindere dal genere. Ma è pur vero che abbiamo vinto nel 2018 con la sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli, in un’edizione speciale dedicata alla “sottorappresentazione delle donne nel governo locale”.
Un dossier del primo marzo 2021 (n. 104, Camera dei Deputati) ricorda che nell’indice della diseguaglianza di genere elaborato dall’Eige (Istituto europeo per l’eguaglianza di genere) l’Italia ha ottenuto 63,5 punti su una scala di 104, risultando inferiore alla media europea di 4,4 punti. Consola che sia “il Paese dove, dal 2005 ad oggi, si sono registrati i progressi più decisi” ma il dossier rivela che: “Le disuguaglianze di genere sono più marcate nei settori del potere (48,8 punti), del tempo per sé (59,3)… L’Italia ha il punteggio più basso di tutti gli stati d’Ue nel settore del lavoro”.
Le donne nel parlamento europeo sono il 41%, in quello italiano il 35%, nei consigli regionali il 21% (dato medio, che scende al 12,2% per il Fvg e sale al 35,5 per il Veneto), nei consigli comunali il 33% (dato medio). Ma è altresì vero che in Italia nessuna donna è mai diventata Presidente della Repubblica né primo ministro. Eppure, qualcosa va cambiando e le donne sono approdate a ruoli mai rivestiti prima: presidente della Commissione europea (Ursula von der Leyen dal 2019), della Corte Costituzionale (Cartabia dal 2019), del Cnr (Carrozza, dalla scorsa settimana), dell’agenzia Reuters (l’italiana Galloni).
Certo, detta così pare la sterile gara che non vuole essere. Al di là delle classifiche sarebbe giusto che i talenti avessero sempre e ovunque pari possibilità di formarsi ed esprimersi: tante belle fantasie d’intelligenza potrebbero rendere migliore questo mondo al di là delle differenze, anzi forti di quelle. Non escludenti ma includenti: come una telefonata a un anziano solo o un aereo di carta donato a un bambino.
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