All'inizio di un cammino
L’Italia da anni si confronta sulla questione migranti con politiche che rispondono più al colore dei governi, che nel frattempo si sono alternati, che non alla questione in sé e per sé. Il tema è stata presa a cuore anche dai Vescovi, riuniti a Bari per confrontarsi su "Mediterraneo frontiera di pace". Anche la commissaria Dunja Mijatovic ha scritto al governo italiano affinché sospenda "ogni attività di cooperazione con la guardia costiera libica".
I Vescovi hanno trovato un alleato forse inaspettato nella Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa. Infatti mentre, dal 19 al 23 febbraio, erano a Bari a confrontarsi sulle migliori strategie per trasformare il Mediterraneo da cimitero di popoli a nuova frontiera di pace, la Commissaria Dunja Mijatovic ha scritto al governo italiano affinché sospenda "ogni attività di cooperazione con la guardia costiera libica". Il che non assicura una facile soluzione al problema ma garantisce che altri occhi vi si sono posati.
Da tempo alcuni media, a partire dall’Avvenire, battagliano contro i centri di detenzione libici definiti lager. Autorevole a tal proposito è stata la voce dell’Onu che ha definito "orrori indicibili" quelli commessi in tali centri su uomini, donne e bambini.
L’Italia da anni si confronta sulla questione migranti con politiche che rispondono più al colore dei governi, che nel frattempo si sono alternati, che non alla questione in sé e per sé. Poiché in politica - è un dato di fatto - la prospettiva da cui si guarda il problema cambia la visione del problema stesso.
Dopo alterne vicende, dal 2 febbraio 2017, la gestione dei migranti avviene secondo il Memorandum d’intesa Italia - Libia che, a fronte di aiuti economici italiani non ben quantificati, affida alla guardia costiera libica il compito di recuperare i migranti in viaggio tra Libia e Italia con l’obiettivo di bloccare gli sbarchi sulle nostre coste. Un Memorandum nato per rinnovarsi tacitamente di tre anni in tre anni e quindi di nuovo in auge nonostante il persistere di aspetti oscuri sia dal punto di vista economico che umano. Per questo la Commissaria ha scritto al nostro governo.
Certo che non ci possiamo nascondere dietro un dito: il "Lontano dagli occhi lontano dal cuore" non va bene neanche per le canzonette, figuriamoci per la vita degli esseri umani. Esseri che rifiutiamo, ma che tanto gioverebbero alla demografia nazionale.
Se i costi sono taciuti, sono però ben noti - e alla bisogna sbandierati - i numeri che fanno buon gioco alla causa: i morti nel Mediterraneo sono passati dai quasi tremila del 2017 (2.853) ai settecento (743) del 2019; gli sbarchi sono scesi (dai 181 mila del 2016 ai quasi 12 mila del 2019). Ciononostante le acque sull’argomento non si placano: diversi punti di vista, episodi incresciosi di razzismo, malesseri mai sopiti animano la nostra sponda del mare; sofferenze, prigionia e guerra la sponda opposta.
Contro questo stillicidio di vite la Chiesa da sempre, e ancor più con papa Francesco, è in prima linea tanto per la sensibilizzazione quanto per la concreta accoglienza nella quale si spendono caritas, associazioni, parrocchie. Un impegno di cui è specchio l’incontro di Bari, dove una sessantina di vescovi si sono confrontanti sull’argomento, misurando le diverse visioni che si possono avere dalle opposte sponde del mare nostrum. Ne è uscito un documento finale, consegnato domenica 23 febbraio a papa Francesco, il cui contenuto non è al momento noto.
Una cosa però è certa: la dichiarazione del presidente della Cei, il cardinale Bassetti che a più riprese ha sottolineato: "Siamo solo all’inizio del cammino". E ha ragione. Come aveva detto Umberto Eco nel lontano 1997 l’Europa di oggi è come l’America latina di quel passato che portò al meticciato di indiani, bianchi e africani: "Ebbene - scrisse - quello che attende l’Europa è un fenomeno del genere, e nessun razzista, nessun nostalgico reazionario potrà impedirlo".
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