L'Editoriale
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31 ottobre: la Giornata del settimanle diocesano nelle parrocchie

Una domenica dedicata a sostenere il settimanale diocesano "Il Popolo" che si appresta a vivere, il prossimo 8 gennaio 1922, il suo centenario. Un'ottima ragione per accompagnarlo in un anno tanto speciale e continuare a dare voce ai nostri territori, comunità e parrocchie

31 ottobre: la Giornata del settimanle diocesano nelle parrocchie

Una domenica dedicata a sostenere il settimanale diocesano "Il Popolo", giornale che si avvia a festeggiare - il prossimo e affatto lontano 8 gennaio 2022 - i cento anni di vita. Per questo la giornata merita in quest’edizione una particolare attenzione come spontaneamente si fa con chi abbia camminato per le nostre vie - e per le nostre vite - per un secolo nel momento in cui, con bagagli di vissuto e di memorie, si appresti ad un traguardo tanto importante da onorare.
Mette i brividi pensare quali momenti bui abbia attraversato: figlio di un primo dopoguerra di miseria e di tensioni, sopravvissuto alle censure e ai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, risorto col boom economico, in difficile equilibrio negli anni delle contestazioni, sfidato dalla secolarizzazione e oggi alle prese con una digitalizzazione indispensabile e talora invadente, quando pretende l’esclusiva.
Domenica 31 ottobre, attraverso i parroci dai pulpiti come pure da queste righe lo ricorderemo insieme: un promemoria all’abbonamento, da rinnovare o da sottoscrivere per la prima volta, per accompagnare il settimanale diocesano al traguardo dei cent’anni.
"Il Popolo" ha camminato in tante vite: in quelle che hanno vissuto lungo questo suo secolo come in quelle di coloro che storie e fatti di cronaca li hanno raccontati ai lettori. Lettori e collaboratori di un tempo si uniscono e continuano, in un ininterrotto unicum, a chi oggi vive e a chi oggi - da e per i nostri territori - ancora scrive. Perché, spariti taccuini e lapis, inalterato restano il lavoro, l’impegno e la missione di raccontare e lasciare indelebile traccia di quanto in queste terre e parrocchie accade. Con i piedi nei fatti e il cuore nel senso delle cose e delle esistenze.
Una funzione che non smette il suo valore: siamo pronti a dimostrare la gratitudine ai tanti che ci hanno preceduto e che, lavorando a questa nobile impresa, settimana dopo settimana, evento dopo evento, cronaca dopo cronaca, ci hanno permesso di arrivare fino a qua.
Ora è il nostro momento, che è come dire è il nostro turno di lavoro e di impegno sia come lavoratori e collaboratori, sia come lettori, abbonati e sostenitori. Tocca a noi farci anello passante di una storia che deve continuare. Lo dobbiamo alle fatiche e ai rischi corsi da chi ci ha preceduto nei tempi difficili ricordati, lo dobbiamo a chi verrà dopo, affinché non si spenga questa voce tra le voci, questa finestra su un cortile di tante finestre aperte. O saranno solo altri a parlare e a mostrare di esistere.
Lettori e autori di ieri e di oggi, come parroci e vescovi e tutti coloro che hanno speso e spendono energie e voce per sostenere questa voce vanno a formare una immaginifica quanto concreta schiera raccolta sotto lo stesso tetto: "Il Popolo". Un nome e, giornalisticamente, una testata cambiata nel tempo, testimone di un gusto che si modifica segnando le epoche e, anche graficamente, passata dai riccioli liberty degli anni ’20 del secolo scorso all’asciuttezza dei caratteri successivi fino al solido blu che, dal novembre 2010, accoglie lettori dalla carta e dallo smartphone. Dai fogli ingialliti o da una schermata "Il Popolo" è qui a raccontare ancora.
Un traguardo importante s’avvicina: viviamolo insieme. Regaliamo il futuro al nostro quasi centenario.

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