Prata: il 28 dicembre Altolivenza festival chiude l'edizione 2023
La rassegna “Altolivenzafestival” concluderà il proprio percorso per il 2023 giovedì 28 dicembre (ore 20,45) nella Chiesa di Santa Lucia a Prata di Pordenone: lo farà con il “Concerto di Natale”, una tradizione per l’Associazione Culturale Altoliventina, giunto alla 49ma edizione.
La rassegna “Altolivenzafestival” concluderà il proprio percorso per il 2023 giovedì 28 dicembre (ore 20,45) nella Chiesa di Santa Lucia a Prata di Pordenone: lo farà con il “Concerto di Natale”, una tradizione per l’Associazione Culturale Altoliventina, giunto alla 49ma edizione.
Protagonista sarà la “Cappella Altoliventina” diretta da Sandro Bergamo, composta da Martina Zaccarin soprano, Lisa Friziero e Michaela Magoga alti, Emanuele Petracco, Danilo Zeni, Claudio Zinutti tenori, Sandro Bergamo e Valentino Pase bassi; Flavio Cinquetti cornetto, Arrigo Pietrobon e Claudio Sartorato piffari, flauti, Sergio Bernetti e Francesco Nigris tromboni, Andrea Passerelli percussioni.
Nell’occasione il maestro Sandro Bergamo ha annunciato che questo sarà il suo ultimo concerto natalizio con il sodalizio, poi si dedicherà alla figura del direttore ospite. Un percorso storico cominciato nel 1974 e continuato per i successivi cinquant’anni nei quali Bergamo non ha saltato neanche un’edizione di questo Concerto di Natale rivestendo prima i panni di corista, poi quelli di vicedirettore e, dal 1978, quelli di direttore. Bergamo continuerà a dirigere ancora alcuni concerti della Cappella Altoliventina, anche se con ritmo ridotto rispetto a quello attuale.
Per il “Concerto di Natale” 2023 verrà portato a termine il tema sviluppato dall’intera rassegna ovvero quello della follia. E cosa può esserci di più folle che una guerra continua che, purtroppo, anche ai giorni nostri, infuria su diversi quadranti? Per auspicare finalmente la pace, la serata si pone la domanda “Pax in terra?” interrogandosi su quali possano essere le possibilità che questo si avveri. Per farlo la Cappella Altoliventina si cimenterà con due opere rinascimentali La Battaile De Marignan – Messe La Battaille) di Clement Janequin e alcune Ensaladas di Mateo Flacha el Viejo, tra le quali La Guerra. Sono brani distinti, autonomi uno dall’altro e fanno parte di questa raccolta denominata Ensaladas (che vuol dire proprio
Insalata, perché sono un miscuglio di temi, stili, lingue, tempi diversi).
Fra il 13 e il 14 settembre 1515 le truppe dell’alleanza franco-veneta costituitasi nell’ambito della Lega di Cambrai, guidate da Francesco I, sconfissero gli svizzeri, cha da alcuni anni avevano il controllo di fatto del Ducato di Milano, nominalmente governato da Massimiliano Sforza. Lo scontro, passato alla storia col nome di Battaglia di Marignano (oggi Melegnano), fu una delle più brillanti vittorie del re francese, più noto, invece, per la sconfitta di Pavia che di lì a un decennio pose fine alla breve dominazione della Francia sulla Lombardia. L’avvenimento fu celebrato in musica da Clément Jannequin con una delle sue chanson, forse la più nota: La Guerre, detta anche La Bataille di Marignan.
Come d’abitudine nelle sue chansons, Jannequin ricorre ad effetti onomatopeici, nell’intento di riprodurre la confusione della battaglia. Ma, in questo caso, ricorre non solo al testo, e quindi all’utilizzo di particolari fonemi, anche vere e proprie citazioni musicali, inserendo nella composizione segnali militari effettivamente utilizzati all’epoca sia da parte dei tamburi come delle trombe, questi ultimi costituiti dalla serie di armonici dello strumento naturale.
La messa fu pubblicata per la prima volta nel liber decem missarum, opera miscellanea edita da Jacques Moderne nel 1532, ristampata con ampliamenti nel 1540. Oltre a queste due fonti a stampa, fondamentali sono due codici manoscritti: il 15950 della Osterreichische Nationalbibliothek di Vienna e il Codice LIII del Museo Archeologico di Cividale del Friuli. Si tratta di un manoscritto del 1540 ca, contenente 14 messe di Adrian Willaert, Jean Mouton, Claudin de Sermisy e, appunto, Janequin. Il manoscritto era in uso alla Collegiata di S. Maria Assunta di Cividale. Se la presenza di Willaert, maestro di cappella a San Marco già del 1527, può non apparire degna di particolare nota, l’inclusione degli altri autori segnala come ci si trovi, nel Friuli del Rinascimento, davanti a realtà musicali che, per quanto periferiche, sanno rimanere al passo coi tempi, tenersi in contatto con gli ambienti più evoluti e aggiornarsi sulla produzione. Un dato confermato anche da altri codici, non ultimo quello di Gemona, che qualche decennio più tardi darà analoga silloge di messe, salmi e inni per tutte le feste, con vasto panorama su grandi maestri, soprattutto di scuola romana, incluso lo spagnolo Morales che a Roma operò per dieci anni.
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