Seminario: continuità tra ministero e vita
Dove alberga la pienezza della vita del sacerdote
A tutti noi capita di essere insoddisfatti del nostro lavoro. Si cerca di resistere, di abituarsi, si immagina di cambiare lavoro. Oppure si prende consapevolezza che ci sono altre gioie che danno pienezza alla nostra vita.
Per un prete vale la stessa cosa. Spesso l’insoddisfazione, la mancanza di risultati, lo mette in difficoltà. Allora che cosa fa? Il suo non è un lavoro, che si può immaginare di cambiare.
Allora comincia a impegnarsi di più, a sacrificare se stesso, a dedicarsi ancora meglio. Ma non è sufficiente a ottenere risultati migliori.
Allora comincia anche lui a pensare che forse deve ritagliarsi degli spazi dove avere soddisfazione: la montagna, la musica, lo sport… Cose lecite, naturalmente.
Il rischio allora è quello di fare bene il proprio dovere di prete, magari con grandi sacrifici e abnegazione, ma di cercare la pienezza altrove, senza capire che essa sta non nei risultati ma nel dono di sè.
Anche il prete si trova incastrato nel meccanismo stacanovista: lavoro come un matto per meritarmi di essere finalmente felice il fine settimana o in periodo di ferie. Così, dopo aver sputato sangue la settimana santa o i quindici giorni della sagra, si ritaglia dei tempi di pace e serenità in cui rischia di non dire il breviario, di considerare una intrusione il campanello che suona, di non cercare nuovi modi di annunciare il Vangelo per non rischiare di essere risucchiato dal lavoro. Posto per certo che sono necessari dei tempi di riposo, non è possibile che uno viva il rientro nella pastorale come un peso insopportabile invece che come una avventura con il Signore.
Invece, lo Spirito Santo guida i preti a trovare la vera gioia proprio in quello che stanno facendo.
La pienezza della sua vita è raccogliere il sorriso del malato cui si porta la comunione, ricevere la disponibilità di una mamma per il catechismo, annunciare il Vangelo ai suoi ragazzi anche se ci si deve inventare di tutto, celebrare la Messa percependo la gioia del Signore nel donarsi, attraverso le sue mani, ai presenti, pochi o tanti…
Questo può avvenire solo se, nel cammino di formazione egli ha conosciuto la "carità pastorale", il modo di realizzarsi nell’amore donandosi al popolo di Dio. È uno dei lati più belli e commoventi della spiritualità di Gesù, ed è il modo migliore perché un prete dia pienezza alla propria vita senza martirio ma anche senza fuggire.
Don Federico Zanetti
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