Sabto 27 a Concordia: due nuove sacerdoti. Giubilo in Diocesi
Don Daniele è di Gleris e don Marco di Puja di Prata: prima messa domenica 28 a Gleris ore 17 per don Daniele; prima messa domenica 28 alle 10 a Pujia per don Marco.
Don Daniele Falcomer e Don Marco Cigana ora sono preti. Commossi ed emozionati per il passo compiuto, ma soprattutto per il clima psicologico che aleggiava per tutta la celebrazione a motivo del coronavirus.
Don Daniele e don Marco sono i primi preti della Diocesi di Concordia-Pordenone a essere ordinati nel tempo della pandemia da Covid-19. E gli effetti concreti dell’effetto pandemico si toccavano con mano, ad iniziate dall’ingresso si poteva entrare nella Cattedrale di Concordia solo se si era muniti di pass. All’interno della Cattedrale, poi, a debita distanza e con la mascherina per tutto il tempo della celebrazione, erano presenti i partenti dei due giovani ordinati, i sacerdoti, il coro, alcuni fedeli.
Le tante persone che non hanno potuto accedere all’interno, hanno seguito grazie 2 maxi schermi posti nel piazzale esterno antistante la Cattedrale, così da garantire il distanziamento sociale. Chi ha deciso di rimanere a casa, ha potuto seguire la celebrazione in diretta su «Media24» canale 606 del digitale terrestre.
Uno dei gesti più significativi di un’ordinazione sacerdotale è l’imposizione delle mani sul capo degli ordinandi, con l’invocazione dello Spirito Santo, da parte del Vescovo e dei soli presbiteri.
Quest’anno, però, il Covid-19 ha privato questo gesto significativo: ogni sacerdote è rimasto al proprio posto cantando tutti insieme il Veni Creator Spiritus (invocazione allo Spirito Santo). Così dicasi non è stato vissuto né l’abbraccio di pace con tutti i preti presenti da parte di don Daniele e don Marco - essendo entrati a far parte della famiglia sacerdotale -, né lo scambio della pace prima della comunione, distribuita questa con guanti, mascherina, gel igienizzante sia ai sacerdoti rimasti nella loro postazione, sia ai fedeli all’esterno della Cattedrale.
Il Vescovo Giuseppe Pellegrini, visibilmente contento ed emozionato per avere donato alla Chiesa diocesana due giovani preti, ha offerto loro nell’omelia alcuni punti molto concreti e pratici, che si riporta in forma di sintesi:
- «Carissimi Daniele a Marco, per la nostra diocesi siete i primi preti del dopo Covid, chiamati ad assumere uno stile di vita nuovo, originale, capaci di relazioni vere con le persone, di offrire una Parola che sa interpretare il vissuto e parlare al cuore.
- Ricevere l’ordinazione sacerdotale per poi viverla nel ministero quotidiano. Un ministero con un contesto storico ben preciso, segnato da difficoltà e da paure che sono ancora evidenti, in particolare la mancanza di speranza di un futuro diverso.
- Nella Lettera agli Ebrei che avete scelto per questo giorno, per la prima volta nel Nuovo Testamento si attribuisce a Gesù il titolo di Sommo Sacerdote. Infatti, sono altri i titoli che vengono dati a Gesù nei Vangeli: maestro, profeta, figlio di Davide, dell’uomo e di Dio, perché non era della tribù di Levi, la tribù sacerdotale. Il suo fu un ministero di genere profetico e sapienziale, non sacerdotale.
- Gesù, Sommo Sacerdote, facendosi uomo ha rinunciato ad ogni privilegio, rendendosi simile a noi e morendo sulla croce per la nostra salvezza, aiutando coloro che ricorrono a lui. “Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo” (Ebrei 2,17).
- Carissimi Daniele e Marco, c’è un filo conduttore che lega tutto il rito di ordinazione: la stretta unione tra servizio a Dio e servizio e amore ai fratelli. Quante ferite nel mondo di oggi necessitano della vostra cura e vicinanza. Mediante l’unzione delle vostre mani con il sacro Crisma, l’olio di salvezza e il profumo di Cristo, attraverso di voi dovrà scendere sulle ferite e sulle paure delle persone che incontrerete.
- La partecipazione al sacerdozio di Cristo vi porta ad essere solidali con tutte le persone che incontrate e che la Chiesa vi affida, prendendo su di voi le gioie e i dolori, le fatiche e le speranze, le preoccupazioni e le loro aspirazioni, per manifestare a tutti l’amore e la misericordia di Dio.
- Vi invito a leggere e a scrutare con sapienza i segni dei tempi che state vivendo, per aprirvi ad un nuovo modo di essere preti.
- Se qualche anno fa si parlava e si scriveva ‘preti nuovi per un mondo che cambia’, oggi è più giusto dire ‘per un mondo che è già cambiato’.
- Per essere ‘preti nuovi’ è necessario che, fedeli alla figura autentico di sacerdote che Gesù ha realizzato, vi conformiate quotidianamente a Lui
- Permettete alcuni suggerimenti:
- Papa Francesco vi chiede di uscire da voi stessi.
- Non chiudetevi perciò nelle vostre stanze, davanti a un computer, né chiudetevi nelle sacrestie, preoccupati eccessivamente che i riti siano solenni e impeccabili.
- Siate preti che camminano, che vanno tra la gente, oserei dire, preti di strada, perché è qui che oggi si possono incontrare le persone, in particolare i giovani ai quali voi, per vicinanza di età, siete chiamati ad evangelizzare.
- Mi fa riflettere, e spero che lo sia per voi, l’insistenza di papa Francesco sul rischio del clericalismo. “Esso nasce da una visione elitaria ed escludente della vocazione, che interpreta il ministero ricevuto come un potere da esercitare piuttosto che come un servizio gratuito e generoso da offrire” (Apertura Sinodo dei vescovi 2018).
- Non stancatevi mai di sostare ogni giorno davanti all’Eucaristia, in relazione profonda con Gesù, intercessori di amore per una umanità assetata di un futuro ricco di speranza. Mai da soli, però, ma in comunione con tutto il presbiterio.
- Non si è prete da soli. Chi è prete da solo, non è realmente prete – se mai un funzionario - perché mediante l’ordinazione, ci ricorda il Concilio Vaticano II, siamo uniti tra di noi da un’intima fraternità sacramentale, mediante particolari vincoli di carità apostolica, di ministero e di fraternità.
- In ogni cosa che facciamo e che diciamo, dobbiamo sempre tener conto che siamo una grande famiglia, dove regna l’amore, la comprensione e il perdono. Testimoniamo, lo dico per tutti noi consacrati, la bellezza della fraternità, dell’essere preti insieme, del seguire il Signore non da soli, ma insieme con altri, nella varietà dei doni e del carattere di ciascuno.
- Carissimi Daniele e Marco, portate nel presbiterio un po’ di aria fresca, di novità. Non andate ad aumentare le fila dei brontoloni, dei lamentosi, di chi ha sempre qualcosa da ridire perché non va mai bene niente. Il segno – diceva papa Francesco – che non c’è fraternità nel presbiterio, è quando ci sono le chiacchiere, perché le chiacchiere distruggono. Anche se siete solo in due, aumentate, invece, le fila di chi si vuol bene, di chi rispetta il modo di fare dell’altro, di chi accoglie chi la pensa in modo diverso, e, se c’è da dire qualcosa, ha il coraggio di dirla in faccia, con verità e con carità».
Don Daniele Falcomer (originario della parrocchia di Gleris) celebrerà la sua Prima Messa domenica 28 giugno alle ore 17 nella parrocchia di Gleris.
Don Marco Cigana, invece, (originario della parrocchia di Puja di Prata) celebrerà la sua Prima Messa domenica 28 giugno alle ore 10 nella parrocchia di Puja).
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