Due nuovi diaconi: Linus e Innocent
Linus e Innocent sono nigeriani e arrivano da una città di nome Orlu che è anche sede della loro diocesi ma è qui, nel nostro seminario, che hanno potuto studiare e approfondire la loro vocazione fino a giungere a questo importante passo del diaconato.
La scorsa domenica 5 settembre, nella cornice del parco del seminario diocesano, il vescovo Giuseppe ha presieduto la Santa Messa e amministrato due ordinazioni diaconali, quelle di Linus e Innocent, due giovani che hanno pronunciato il loro “Eccomi” a Gesù. Chiudendo gli occhi - un po' per il sole pungente che si abbatteva su tutto il piazzale, un po' per il vociferare della gente in lingue diverse, un po' per qualche tamburo che ogni tanto batteva il ritmo – sembrava di essere in Africa e forse lo eravamo davvero!
Linus e Innocent infatti sono nigeriani e arrivano da una città di nome Orlu che è anche sede della loro diocesi ma è qui, nel nostro seminario, che hanno potuto studiare e approfondire la loro vocazione fino a giungere a questo importante passo del diaconato. Ciò è potuto accadere perché la nostra Chiesa Italiana prevede che tra le tante diocesi del mondo si sviluppino delle “Cooperazioni Missionarie” così chiamate, ovvero delle amicizie o meglio ancora delle “fratellanze buone” che oltrepassano i confini geografici e culturali e si uniscono nella fede cristiana, nell’essere seguaci di Gesù, nostro Signore.
La nostra diocesi, nel corso degli anni, ha avviato tante di queste cooperazioni missionarie, basti pensare ai nostri sacerdoti e laici presenti in Kenya, in Mozambico, in Bolivia, presto in Thailandia. Ma questa cooperazione, segno dell’universalità della chiesa, si è espressa anche nell’accogliere tanti sacerdoti e tanti seminaristi di altri paesi del mondo e permettere loro di studiare qui in Italia e formarsi per poi far ritorno nelle loro diocesi di origine.
“Non è facile, lo so” ha detto il Vescovo Giuseppe nel corso della sua omelia pronunciata domenica scorsa alle ordinazioni diaconali, “Non è facile accogliere giovani provenienti da culture diverse, non è facile per loro inserirsi e non è facile per noi facilitare questo inserimento, ma questa è la vera espressione della cattolicità della nostra chiesa. Siamo una sola chiesa sparsa in tutto il mondo e questo è il modo più bello per esprimerlo e mostrarlo a tutti”.
La cooperazione missionaria, se ben vissuta, è capace di generare ponti di amicizia indissolubili, di produrre scambi di fede, intrecci di vita che doneranno sguardi nuovi e punti di vista inediti per quanti avranno la possibilità di avvicinarsi ad essi.
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