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Domenica 25 giugno: Santa Messa su Rai1 dalla cattedrale di Concordia, celebrata da S.E. mons. Giuseppe Pellegrini

Nell'omelia S.E. Pellegrini ha ricordato: "Nel vivere il Vangelo e nel testimoniarlo alle genti, i discepoli incontrano ostilità, chiusure e rifiuto. La tentazione è di tacere la speranza e nascondere la propria identità...  La missione, invece, è il coraggio di annunciare e testimoniare la fiducia verso Dio che non abbandona i suoi figli nella prova, proprio come Gesù... Il coraggio di parlar chiaro, di gridare il messaggio dalle terrazze e di non vergognarsi mai davanti al mondo". 

Parole chiave: Messa; Vangelo (1), Concordia (32), Pellegrini (66)
Domenica 25 giugno: Santa Messa su Rai1 dalla cattedrale di Concordia, celebrata da S.E. mons. Giuseppe Pellegrini

 

Nel Vangelo di questa domenica Gesù, dopo aver chiamato e inviato i suoi discepoli in missione, per ben tre volte (Matteo 10,26.28.31) li invita a non aver paura e ad avere coraggio, perché andare in missione significa anche affrontare prove e persecuzioni, fallimenti e sofferenze. Non è solo la paura davanti a un pericolo, a una prova o a un futuro incerto. Gesù parla della paura che nasce dall’ostilità di quanti vorrebbero rendere innocua la Parola annacquandola; paura della persecuzione, della minaccia fisica che talvolta porta alla morte coloro che annunciano il Vangelo. Quanti cristiani anche oggi sono perseguitati e soffrono per essere fedeli al Vangelo. Paura che fa chiudere in se stessi e nelle proprie sicurezze umane, portando a pensare che il Signore abbia abbandonato e dimenticato i suoi messaggeri. Sono paure che innalzano barriere e muri, aumentando la lontananza verso ogni altro differente da noi.  Nel vivere il Vangelo e nel testimoniarlo alle genti, i discepoli incontrano ostilità, chiusure e rifiuto. La tentazione è di tacere la speranza e nascondere la propria identità, magari fino alla fuga.  La missione, invece, è il coraggio di annunciare e testimoniare la fiducia verso Dio che non abbandona i suoi figli nella prova, proprio come Gesù che è stato perseguitato dagli uomini conoscendo il rifiuto, l’abbandono e la morte in croce. Il coraggio di parlar chiaro, di gridare il messaggio dalle terrazze e di non vergognarsi mai davanti al mondo. Gesù ai discepoli e ai credenti di ogni tempo, chiamati a conformare la propria vita a Lui, offre le motivazioni che sostengono il coraggio: la certezza di essere nelle mani del Padre, la certezza di condividere la sua croce e il coraggio che nasce dalla fede. Ricordiamo le parole che Gesù ha detto ai discepoli in quella notte di tempesta: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?” (Marco 4,40). Non siamo eroi, ma siamo credenti e ciò che opponiamo alla paura è la fede. È pure l’esperienza che ha vissuto il profeta Geremia, come ci ha ricordato la prima lettura. Annunciò al popolo cose sgradevoli e non facili da comprendere e per questo venne accusato. Ma in un momento così drammatico egli si fidò di Dio, non perse la fiducia perché lo sentiva vicino.

 

Anche oggi Gesù ci invita a non aver paura, inviandoci nel mondo, in mezzo all’umanità distratta e sofferente per le ingiustizie e la guerra, per portare il suo messaggio di speranza e di amore. Sembra dire a ciascuno di noi: non abbiate paura del giudizio degli altri, non abbiate paura di essere derisi o disprezzati, perché siete credenti; abbiate, invece, il coraggio delle vostre idee e della vostra fede. Diffondete nel mondo il buon profumo del Vangelo. Lo ricordava il vescovo don Tonino Bello in una sua omelia: “Il Signore ci aiuti a spandere in casa e nel mondo il buon profumo di Cristo. Profumo nella casa, la comunione. Profumo nel mondo, la speranza”. Significative le parole che papa Francesco ha rivolto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU: “Nel mondo globalizzato di oggi siamo tutti più vicini, ma non per questo più fratelli. Anzi, soffriamo una carestia di fraternità, che emerge da tante situazioni di ingiustizia, povertà e sperequazione, dalla mancanza di una cultura della solidarietà”. Per questo siamo inviati nel mondo, per testimoniare con le parole, ma soprattutto con la nostra vita, la gioia del Vangelo. Non con arroganza o prepotenza, ma facendo vedere Gesù con il nostro stile di vita.  Le difficoltà e le tribolazioni fanno parte dell’opera di evangelizzazione, certi che non siamo soli e che il Signore non ci abbandona. Gesù non ci lascia soli perché noi siamo preziosi ai suoi occhi, e la comunione con Lui non può mai essere spezzata, se lo vogliamo. Questa è la certezza: il Signore è sempre con te; non aver paura, nemmeno di chi ti deride o non ti ascolta, perché lui ti è vicino e ti accompagna sempre.

 

Il santo padre Francesco, in questa Giornata per la carità del papa, ci invita a guardare alle esigenze e alle ferite del prossimo con lo sguardo del Buon Samaritano. La nostra offerta è un’occasione per testimoniare la vicinanza all’umanità sofferente attraverso la missione e l’attività caritativa di papa Francesco. La preghiera e la carità sono il modo più bello per dirgli il nostro grazie.

 

 

                                    + Giuseppe Pellegrini

                                               Vescovo

 

Introduzione

 

Buona domenica a tutte e tutti. Anche a quanti seguono la celebrazione nelle loro case.

 

Nel Vangelo di oggi Gesù ci invita a non aver paura, e ad essere forti e fiduciosi di fronte alle sfide della vita e all’indifferenza che talvolta incontriamo, perché siamo nelle mani di Dio.  Viviamo questa celebrazione in comunione con tutta la Chiesa universale che oggi celebra la Giornata per la Carità del Papa.

 

Chiediamo perdono al Signore per tutte le volte che abbiamo fatto fatica a riconoscerlo e a testimoniarlo.

Domenica 25 giugno: Santa Messa su Rai1 dalla cattedrale di Concordia, celebrata da S.E. mons. Giuseppe Pellegrini
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