Domenica 13 novembre: 6a Giornata mondiale dei Poveri
La voce del Santo Padre Francesco rimane la più autorevole, se non l’unica, che inviti a riflettere sui temi della giustizia sociale, della pace e della salvaguardia del creato. tema: "Gesù Cristo si è fatto povero per voi"
La voce del Santo Padre Francesco rimane la più autorevole, se non l’unica, che inviti a riflettere sui temi della giustizia sociale, della pace e della salvaguardia del creato. Le dispute teologiche e le tematiche legate ai dogmi di fede, sono messe necessariamente in secondo piano, non perché abbiano perso importanza e significato, ma emergono urgenze legate alla sopravvivenza del pianeta, che necessitano di una presa di coscienza da parte di tutti, e non solo dei credenti.
Ci troviamo sul bilico di una guerra mondiale nucleare e quindi della distruzione, che comunque è già in atto a causa di un indiscriminato uso delle risorse, a discapito della salute e che provocano la crescita dell’ingiustizia e quindi delle povertà del mondo.
Anche quest’anno la voce di Francesco, nel messaggio per la Giornata mondiale dei poveri, si alza chiara e forte nel porci di fronte alla gravità di quanto sta succedendo nel pianeta.
Prendendo ad esempio la guerra in Ucraina, il papa denuncia la prepotenza delle nazioni che sono in possesso di armi di distruzione di massa, provocando sofferenza soprattutto tra i più deboli e dla follia dell’uso della forza per la soluzione dei conflitti:
"Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra! Dovunque si volga lo sguardo, si constata come la violenza colpisca le persone indifese e più deboli. Deportazione di migliaia di persone, soprattutto bambini e bambine, per sradicarle e imporre loro un’altra identità".
Riprendendo la seconda lettera ai Corinzi di San Paolo invita i credenti a mettersi dalla parte dei poveri, ricordando che l’impegno alla testimonianza della Carità riguarda tutti i fedeli:
"Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno. A volte, invece, può subentrare una forma di rilassatezza, che porta ad assumere comportamenti non coerenti, quale è l’indifferenza nei confronti dei poveri. Succede inoltre che alcuni cristiani, per un eccessivo attaccamento al denaro, restino impantanati nel cattivo uso dei beni e del patrimonio. Sono situazioni che manifestano una fede debole e una speranza fiacca e miope."
Una critica forte rivolta agli abitanti del pianeta ma in particolare a noi cristiani, ai nostri comportamenti, al nostro stile di vita che spesso è in dissonanza col vangelo.
Citando l’enciclica Fratelli Tutti il papa ci mette di fronte alle nostre responsabilità di credenti e non:
"Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale".
È urgente trovare nuove strade che possano andare oltre l’impostazione di quelle politiche sociali "concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto meno inserita in un progetto che unisca i popoli" (Enc. Fratelli tutti, 169). Bisogna tendere invece ad assumere l’atteggiamento dell’Apostolo che poteva scrivere ai Corinzi: "Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza" (2 Cor 8,13).
Il tema della giustizia sociale viene messa al centro le magistero di Francesco, senza giustizia non si realizza il Regno di Dio ed il futuro diventa buio e incerto.
La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse.
È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita.
È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta.
Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento.
Anche l’emergere di nuove schiavitù, determinate dall’egoismo e dalla rincorsa sfrenata al guadagno, non lasciano insensibile il Santo Padre, che insiste sull’importanza di avere i poveri sempre con noi come ha promesso Gesù.(Marco 14,7)
Incontrare i poveri permette di mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito. I poveri, in realtà, prima di essere oggetto della nostra elemosina, sono soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine e della superficialità.
Ci ricorda le parole di Gesù che ci ha regalato la ricetta per passare già ora dalla paura alla speranza di vita nuova: "Se vogliamo che la vita vinca sulla morte e la dignità sia riscattata dall’ingiustizia, la strada è la sua: è seguire la povertà di Gesù Cristo, condividendo la vita per amore, spezzando il pane della propria esistenza con i fratelli e le sorelle, a partire dagli ultimi, da quanti mancano del necessario, perché sia fatta uguaglianza, i poveri siano liberati dalla miseria e i ricchi dalla vanità, entrambe senza speranza".
Non poteva mancare l’esempio concreto che ci stimola a considerare che la santità può esistere anche nel nostro tempo, alla quale siamo chiamati a guardare, per convertirci ad un nuovo stile di vita, per questo conclude con queste parole il suo messaggio: "Il 15 maggio scorso ho canonizzato Fratel Charles de Foucauld, un uomo che, nato ricco, rinunciò a tutto per seguire Gesù e diventare con Lui povero e fratello di tutti. La sua vita eremitica, prima a Nazaret e poi nel deserto sahariano, fatta di silenzio, preghiera e condivisione, è una testimonianza esemplare di povertà cristiana. Ci farà bene meditare su queste sue parole: ’Non disprezziamo i poveri, i piccoli, gli operai; non solo essi sono i nostri fratelli in Dio, ma sono anche quelli che nel modo più perfetto imitano Gesù nella sua vita esteriore. Essi ci rappresentano perfettamente Gesù, l’Operaio di Nazaret. Sono primogeniti tra gli eletti, i primi chiamati alla culla del Salvatore. Furono la compagnia abituale di Gesù, dalla sua nascita alla sua morte.Non cessiamo mai di essere in tutto poveri, fratelli dei poveri, compagni dei poveri, siamo i più poveri dei poveri come Gesù, e come lui amiamo i poveri e circondiamoci di loro’. Per Fratel Charles queste non furono solo parole, ma stile concreto di vita, che lo portò a condividere con Gesù il dono della vita stessa".
Questo messaggio che usa parole forti, come è nello stile di Francesco, non danno spazio a facili compromessi e ci invitano, come credenti, ad una seria riflessione perché mettiamo al centro della nostra vita cristiana, che i poveri non sono un problema.
Al contrario essi ci aprono la strada a vivere il vangelo nella nostra quotidianità in modo più conforme e pieno, con fiducia e speranza.
diacono Paolo Zanet
Delegato Episcopale
per la prossimità
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