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Concordia: sabato 22 aprile ordinazione sacerdotale di don Pasquale

Carissimo Pasquale, anche tu, in questi anni di formazione e di attività pastorale, hai fatto esperienza di Gesù vivo e risorto, presente nella Chiesa attraverso i segni della Parola, dell’Eucaristia e della testimonianza.

Concordia: sabato 22 aprile ordinazione sacerdotale di don Pasquale

 

Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo” (Atti 10,38). Ci rallegriamo anche noi con te, caro diacono Pasquale, nel constatare che lo Spirito Santo è su di te e ti darà i doni necessari per accogliere ed esercitare il ministero presbiterale che ti verrà conferito fra poco con l’imposizione delle mani. Ovunque andrai ad esercitare il tuo ministero, Gesù ti sarà sempre vicino e ti guiderà attraverso i fatti e le persone che sarai chiamato a servire. Come per Paolo, anche tu sei ripieno dell’amore di Cristo: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove” (2Corinzi 5,17). Mi scrivevi nella domanda per il presbiterato, che è insipido condurre una vita orientata esclusivamente a se stessi. La luce dell’amore e della misericordia di Dio ti ha aiutato a dare senso alla tua vita e ad accogliere il progetto che Gesù aveva su di te: diventare pescatore di uomini. Sarai anche tu, in Cristo, una nuova creatura, perché la forza dello Spirito ti pervaderà e ti darà il coraggio di fare della tua vita un dono di amore verso tutti. Essere nuova creatura significa non guardare più verso se stessi ma all’esterno, al mondo e all’umanità che hanno un estremo bisogno di essere illuminati dalla luce del risorto.

 

Il Vangelo scelto è quello della III domenica di Pasqua, che ripropone la manifestazione del risorto ai due discepoli di Emmaus che si erano allontanati da Gerusalemme, dopo aver perso la speranza, perché delusi nelle loro aspettative. Avevano accompagnato Gesù, erano stati conquistati dalla sua predicazione, dai suoi gesti e dal suo stile di vita, fidandosi ciecamente di lui. Ma la morte di Gesù li aveva delusi! Le cose non erano andate come volevano, desiderando qualcosa che non si era realizzato. Colpisce l’espressione che l’evangelista Luca pone sulle labbra di uno di loro: “Speravamo!” (24,21). Il verbo al passato dice tutto, esprimendo la speranza risvegliata e delusa: abbiamo creduto, abbiamo sperato … ma ora tutto è finito. Anche noi, carissimi, talvolta abbiamo sperimentato la delusione, l’amarezza di progetti o scelte che non sono andati a buon fine. Le delusioni fanno soffrire e sono sempre il risultato delle illusioni. Le due parole hanno la stessa radice latina: il-ludere, de-ludere. Spesso anche noi abbiamo ‘giocato’ con la vita, pensando di avere in mano la soluzione e dimenticandoci della presenza viva del Signore che ci fa diventare ‘creature nuove’. La delusione ci toglie la speranza, che è l’attesa certa che il progetto di Dio si realizza sempre e comunque. Nello smarrimento, però, i due discepoli vengono raggiunti da uno sconosciuto per loro, ma non per noi. Questo fatto indica che ci si deve concentrare su una domanda: “Come riuscire a riconoscere Gesù?”. È il cammino che tutti dobbiamo fare e che anche tu, Pasquale sei chiamato a farti continuamente. Il dialogo tra i discepoli e Gesù ci dice che i due non lo conoscevano, poi, così bene; che non avevano compreso la sua missione e il significato profondo della sua vita. Continuavano a leggere la storia e la missione di Gesù solo in chiave politica, considerandolo un ‘profeta’, la cui azione avrebbe dovuto liberare Israele dalla dominazione romana. Gesù, prendendo la parola, fa capire che la logica di Dio è diversa: “Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (v. 26). La croce non è il fallimento del progetto di Dio, ma la sua piena realizzazione. Questo è il messaggio centrale della Pasqua. Tutti viviamo giorni difficili nella vita e talvolta anche giorni dove si è smarrita la presenza viva di Gesù. Eppure è proprio in questo deserto che la presenza segreta e misteriosa di Dio ci raggiunge. Scrive Santa Teresa d’Avila: “Ogni nostra oscurità trascina con sé una gemma di luce”. E questa gemma è la scoperta che Cristo è vicino, cammina con noi e illumina con la sua parola e la sua presenza la nostra vita, aiutandoci a fare luce nel profondo di noi stessi. Lui cammina con noi e si siede alla nostra mensa. L’esperienza dei due di Emmaus ci aiuta a superare i momenti difficili, riconoscendo, passo dopo passo, i segni della presenza viva di Gesù: l’annuncio della Parola durante il cammino e il gesto dello Spezzare il pane.  Attratti dalle sue parole non lo lasciano andare via e lo invitano a rimanere, dicendo: “Resta con noi perché si fa sera” (24,29). Il riferimento eucaristico e il ricordo dei pasti fatti insieme a Gesù, aprono gli occhi dei due compagni che lo riconoscono vivo. Ma lui scompare dalla loro vista. Inizia così il tempo della comunità cristiana che vive nella misteriosa presenza di un Assente, individuabile dalle sue tracce, da alcuni segni, ma non più afferrabile.

 

Carissimo Pasquale, anche tu, in questi anni di formazione e di attività pastorale, hai fatto esperienza di Gesù vivo e risorto, presente nella Chiesa attraverso i segni della Parola, dell’Eucaristia e della testimonianza. È quello che l’evangelista Luca ci trasmette, perché anche noi oggi, possiamo fare altrettanto. Al centro della tua vita, sei chiamato a mettere Gesù Cristo risorto, il crocifisso risorto, non visibilmente presente ma realmente vivo dentro di te e nella Chiesa. Come presbitero sarai chiamato a guidare il Popolo Santo di Dio e a riconoscere Gesù nelle persone che soffrono e che chiedono accoglienza, spezzando il pane della Parola, dell’Eucaristia e della Riconciliazione. Questa è la nostra fede cristiana. Non ha senso camminare dietro a chi fonda la fede su facili miracolismi o presunte apparizioni; su una fede che cerca di vedere e di toccare. Ricordati sempre, caro Pasquale, che la misteriosa presenza del risorto non è afferrabile. Sarà la tua vita, un segno visibile della presenza viva di Gesù!  In uno dei riti esplicativi dell’Ordinazione, consegnandoti il pane il vino, ti dirò: “Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico. Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore”. Ti auguro, anche se non sempre sarà facile, che l’essere configurato a Cristo crocifisso e risorto, ti aiuti a percorrere le strade del mondo senza paura, portando in ogni situazione di vita, soprattutto in quelle più faticose e cariche di sofferenza, la speranza della presenza viva di Gesù che non abbandona mai, nessuno. Non sei e non siamo stati ordinati per rimare chiusi nelle canoniche, nelle sacrestie o in ufficio. Non siamo i burocrati del sacro, ma i testimoni che vivono il proprio ministero nella vita quotidiana, dove la nostra gente spera, soffre, gioisce e ricerca il Cristo risorto nelle vicende della propria esistenza. Gesù è presente nel corpo e nel cuore dei discepoli, nella comunità riunita nel suo nome che celebra l’Eucaristia e nella vita donata per amore. 

 

Un ringraziamento alla tua famiglia, a tua mamma e a tuo fratello con la sua famiglia e a tutti i tuoi parenti, alcuni giunti per l’occasione dalla Puglia. Un grazie alle varie comunità cristiane insieme con i loro presbiteri che in questi anni ti hanno accolto e aiutato a maturare la tua vocazione. Un grazie sincero alla comunità del seminario che è stata per anni la tua famiglia: educatori, professori e compagni di strada.

 

La tua scelta, caro Pasquale, sia per molti giovani un’occasione per cercare di dare un senso pieno alla loro vita, mettendola a servizio degli altri. Il Signore chiama tutti alla piena realizzazione, vivendo la vita come vocazione risposta alla sua chiamata, nel matrimonio e anche in una vita di speciale consacrazione, religiosa o sacerdotale. La nostra di diocesi e il mondo intero hanno ancora bisogno di giovani che sappiano fare della loro vita un dono totale per portare il Vangelo di Gesù a tutti, comunicando la gioia e l’amore, così necessari per i nostri giorni.

 

+ Giuseppe Pellegrini

vescovo

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