Un documentario racconta i versi e i paesaggi di Andrea Zanzotto
"Poesia doc. Logos Zanzotto" è il lavoro dedicato al poeta di Pieve di Soligo, per la regia di Denis Brotto, che sarà presentato a Pordenonelegge giovedì alle 17.30
Il 15 settembre, nella Sala Grande di Cinemazero alle 17.30, protagonista è l’opera di Andrea Zanzotto con "Poesia doc. Logos Zanzotto", regia di Denis Brotto: "Uno sguardo attorno ai versi e agli straordinari paesaggi che sono stati materia prima dello sguardo di Zanzotto sulla vita".
Zanzotto ha contribuito a far conoscere il paesaggio collinare trevigiano, un orizzonte da cui non si è mai allontanato, sin dalle prime raccolte di poesie: "Dietro il paesaggio", pubblicata nel 1951 e "Vocativo", del 1957. Un tema che percorre tutta la sua produzione, pur assumendo connotazioni e funzioni diverse nel corso degli anni.
Agli esordi troppo forte è ancora la lacerazione inflitta dalla guerra per trovare in quei pendii altro dalla scoperta della condizione di angoscia in cui si dibatte l’io del poeta, il labirinto in cui l’uomo vaga e che lo porta, per reazione, a cullare il sogno di una natura mitica, in cui la storia non ha fatto irruzione, consapevolezza che esige, tuttavia, una ricerca di senso, un’analisi critica.
Ma ben altro è il cambiamento repentino che sconvolge il paesaggio caro al poeta di lì a pochi anni: la fine della civiltà contadina che lascia il passo alla nuova società consumistica. In Beltà (1968) e nelle altre raccolte di questo periodo si registra un venir meno dei precedenti punti di riferimento, ma il paesaggio natale è sempre presente, entro un dilatarsi della visione al macrocosmo dell’intero orizzonte contemporaneo. Come il suo alter ego (Nino di "Le profezie di Nino" e "Nino negli anni ottanta") che si muove in un paesaggio che non è più lo stesso, peggiorato com’è a causa della speculazione prodotta dalla civiltà industriale, il poeta si addentra nel mistero delle colline: "feudo scalpato d’ogni vita, vedovo di lepri e di fagiani".
In Il Galateo in bosco, premio Viareggio 1978, il poeta di Pieve di Soligo è la vicina selva del Montello il centro tematico, il bosco come immagine di una primitiva vitalità anteriore ad ogni struttura sociale in rapporto dialettico con il galateo, le norme che sono alla base del comportamento del vivere sociale.
Fino alla fine (muore nel 2011) Andrea Zanzotto ha lamentato la sparizione del paesaggio naturale e del mondo rurale a causa della sua antropizzazione negativa, del proliferare di capannoni industriali, zone residenziali e strade... Una metamorfosi nella quale vedeva la sua condizione interiore di alienazione e di distanza dell’io dal mondo esterno.
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