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San Carlo Borromeo: oratori e chiese in Diocesi

A Pordenone in via Colonna (in foto), ma anche a Paludea, Fratta, Maniago 

San Carlo Borromeo: oratori e chiese in Diocesi

LA VICENDA DI SAN CARLO E LA PESTE

chiamata peste di San Carlo la terribile pestilenza che colpì il territorio milanese nel biennio 1576/1577. Il contagio si verificò durante l’episcopato milanese di San Carlo Borromeo che, proprio nel 1576, aveva ottenuto l’estensione a Milano del giubileo romano dell’anno precedente. Grande fu l’affluenza a Milano dei fedeli provenienti dalle località circostanti, ma il giubileo milanese durò solo poche settimane: il 17 aprile il governatore spagnolo Antonio de Guzmán, preoccupato per i casi di peste verificatisi a Venezia e Mantova, limitò prima i pellegrinaggi in città, vietandoli poi definitivamente quando a luglio si registrarono i primi episodi anche a Milano e l’11 agosto la pestilenza divenne conclamata.
Mentre il governatore spagnolo e i notabili lasciavano la città per luoghi ritenuti più salubri, l’arcivescovo, allora a Lodi, rientrò subito a Milano e da quel momento, con l’autorità della sua carica e simbolo del cristianesimo militante, si prodigò con ogni mezzo per portare soccorso agli ammalati divenendo l’"unico refrigerio" di Milano appestata.
La peste di San Carlo è citata nel capitolo XXXI dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni come antecedente di quella, ben più grave e descritta nel romanzo stesso, abbattutasi in Lombardia nel 1630, quando arcivescovo di Milano era il cardinale Federico Borromeo, cugino dello stesso San Carlo. Nel capitolo XXXII dei Promessi Sposi Manzoni descrive la processione con le reliquie corporee di San Carlo per le vie di Milano, processione chiesta dai decurioni al cardinale Federigo Borromeo.

L'ORATORIO A PORDENONE

Non molte sono le chiese dedicate a San Carlo in diocesi di Concordia - Pordenone: la parrocchiale di Paludea, un oratorio a Pordenone, uno a Maniago, uno a Prodolone, un capitello a Fratta di Fossalta di Portogruaro.
A Pordenone in via Colonna, ben visibile al passante e all’automobilista frettoloso, è l’oratorio o chiesetta di San Carlo, che dà il nome a un antico borgo cittadino.
Un tempo era una vera e propria piccola chiesetta, con un bel portico cui si accedeva da una grande elaborata cancellata e sul tetto due piccoli campaniletti a vela. Particolarmente affascinante, anche se purtroppo la strada che corre accanto è tra le più trafficate della città e quindi la polvere ha avuto il sopravvento sull’intera struttura, che per rendere il traffico più agevole è stata nel tempo anche ridotta di volume.
Ha una storia antica l’oratorio, fatto costruire nel 1614 per volontà del pordenonese Ottavio Fenicio, decano del capitolo di Aquileia, per sciogliere un voto. Pare sia una delle prime chiese in Italia dedicate a San Carlo.
Più volte venne citata come "chiesuolo che si trovava nel vial per S. Daniel". Qui correva in effetti la prima via verso il nord Europa. Questa era la terra dei magli, che sfruttavano le roi (rogge) ed i laghetti. Magli di proprietà dei veneti Pizzoni, poi per dote dei Gazzari, che probabilmente si assunsero le spese di costruzione della chiesetta, inizialmente di loro proprietà. Poi vennero gli Agudio e i celebri Fossati, che costruirono la villa, le abitazioni adiacenti ed ebbero cura della chiesetta. Quindi gli Scandella. Mentre San Carlo andò in mano del teologo Marco Belli di Portogruaro e nel 1910 dei Galvani di Cordenons.
Tutti i proprietari rispettarono la condizione che vi si celebrasse messa, quotidianamente in origine, il 4 novembre, festa del Santo, in seguito.
Nel 1936 si pensò di abbattere la chiesa per allargare la via. L’altare si poteva salvare in una piccola nicchia, prospettò l’amministrazione comunale. Fortunatamente il federale Carlo Pesante fece intervenire la soprintendenza e l’oratorio fu solo ridimensionato. Purtroppo scomparvero gli arredi, il quadro del Santo ed i molti ex voto.
I lavori furono seguiti dal pordenonese Tiburzio Donadon. La statua di S. Carlo era stata realizzata dal Maroder, scultore originario della Val Gardena, nel 1924, forse in concomitanza con il ricollocamento delle campane donate dai Galvani, in luogo di quelle asportate durante l’occupazione del 1917-18.
A benedire il tutto mons. Luigi Coromer, parroco di San Giorgio, sotto la cui giurisdizione si trovò San Carlo fino agli anni della costituzione della parrocchia del Beato Odorico.
Nel 1991 il Cardinale Carlo Maria Martini fece dono all’oratorio di una preziosa "teca con una reliquia ex carne di San Carlo", conservata nel reliquiario dell’altare.
A prendersi cura dell’oratorio qualche vicino e saltuariamente un fiorista. Sarebbe opportuno restaurare o almeno pulire il vecchio caro oratorio.

E IN DIOCESI

PALUDEA DI CASTELNUOVO DEL FRIULI. In località Paludea (Comune di Castelnovo del Friuli) sorge la chiesa di San Carlo. Se quella primitiva fosse costruita prima del Seicento sarebbe stata dedicata ad altro Santo, ma nulla dicono i documenti. Nel 1886 fu demolita la vecchia cappella, per costruire una nuova chiesa, che ben presto non fu più capace di contenere la popolazione, così nel 1933 fu elaborato dall’arch. Chiaradia di Caneva il progetto di una nuova chiesa, successivamente integrato dall’arch. Giacomo Della Mea. La posa della prima pietra avvenne nel 1934 e i lavori si protrassero fino al 1960. La chiesa presenta due altari lignei ed una statua di G.A.Pilacorte che risale al 1514. La chiesa è parrocchiale dal 1957.

MANIAGO. Scendendo verso la pianura, giunti a Maniago si incontra la Chiesa di San Carlo, eretta nel 1637 ai piedi del castello. Contiene un altare ligneo del Seicento, di probabile scuola bellunese, che racchiude una pala di autore ignoto raffigurante San Carlo Borromeo. La chiesa era proprietà dei conti d’Attimis.

PRODOLONE. A Prodolone, nella pianura in comune di San Vito al Tagliamento, sorge una chiesetta seicentesca dedicata a San Carlo Borromeo. All’interno una pala restaurata nel 1973 da Giancarlo Magri.

FRATTA DI FOSSALTA. Una stradina di campagna, dal lato opposto della chiesa della località e proprio dietro al sito del Castello di nieviana memoria (ricostruito in maniera suggestiva nel giardino di Marte e Flora), ben evidenziata da una tabella turistica marrone con la dicitura "Stradina di San Carlo" congiunge le località di Fratta e Fossalta.
Lì in un verde agricolo e bucolico sorge un solitario oratorio dedicato appunto a San Carlo, nel quale si possono riconoscere alcuni affreschi del XVII secolo. La stradina è ricordata da Ippolito Nievo ne "Le Confessioni di un italiano", dove è indicata come luogo del passeggio serale del Conte e della Contessa.

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