Cultura e Spettacoli
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Portraits: i ritratti scomposti di Maurizio Galimberti nelle bacheche di Cinemazero

Le fotografie di Johnny Deep, Lady Gaga, Sting, Javier Bardem, Lucio Dalla e Giovanni Gastel in mostra a Pordenone

Portraits: i ritratti scomposti di Maurizio Galimberti nelle bacheche di Cinemazero

 

A cura di Cinemazero

 

 
“Partendo dall’omaggio all’amico Gastel, offro la mia fotografia dinamica e futurista alle bacheche di Cinemazero. Una fotografia per emozionarsi guardando il soggetto negli occhi, dove avverti il tempo che passa con il magico vivere …”.
Con queste parole Maurizio Galimberti, fotografo professionista conosciuto in tutto il mondo, inaugura venerdì 9 aprile Portraits: 6 fotografie in mostra nelle bacheche vuote di Cinemazero.
Johnny Deep, Lady Gaga, Sting, Javier Bardem, Lucio Dalla e Giovanni Gastel, i soggetti esposti nella galleria a cielo aperto pordenonese, curata dal fotografo Leonardo Fabris, sono solo alcune tra le star di fama mondiale che sono state “scomposte e ricomposte” seguendo uno speciale ritmo che rende Galimberti un autore davvero unico nel suo genere.
“Come scrive la curatrice Benedetta Donato” – spiega Fabris -“l’Instant Artist Galimberti mette in atto il vedere e l’osservare come strumento fondamentale attraverso il qualecostruire il proprio linguaggio con l’ausilio del medium. La sua sensibilità lo rende in grado di anticipare la realtà e di trasformare la fantasia in creatività, grazie all’intenzionalità progettuale. Lo sguardo del fotografo si sofferma sui dettagli, sulle qualità, nelle imperfezioni del volto che vengono tramutati in frammenti scanditi da una successione di intervalli regolari. Singole Polaroid, una moltitudine di pezzi unici portatori di una sola identità. L’intensità del rapporto con il soggetto ripreso, la particolare modalità di agire su di esso, che non lascia scampo tali sono la predominanza fisica e contemporaneamente la vicinanza emotiva, così come dinamica e vivace risulta l'azione in cui le pause sono impercettibili. Il movimento del fotografo segue la sua melodia, tanto da poter identificare le sue composizioni come dei ritratti polifonici. La sua fotografia diviene metaforicamente musica: impossibile da realizzare senza la presenza insostituibile del ritmo. Immagini in perenne divenire, percepite come mutanti dal soggetto e dallo spettatore”.

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