La storia di Carlo Urbani: il medico italiano che scoprì la Sars e ne fu vittima
Prima del Coronavirus fu la Sars: la scoprì il medico italiano Carlo Urbani che era in servizio per l'Oms in Vietnam. Diede l'allarme al mondo per la scoperta di una nuova polmonite. Purtroppo, ne fu anche vittima. La sua storia è stata raccontata dalla giornalista Lucia Bellaspiga.
il 29 marzo 2003 l’Organizzazione mondiale della sanità diffonde un comunicato: "Carlo Urbani, medico italiano dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è morto oggi a causa di Sars (Sindrome respiratoria acuta grave). Il dottor Urbani ha lavorato in programmi di salute pubblica in Cambogia, Laos e Viet Nam. La sua sede di lavoro era ad Hanoi, in Viet Nam. Aveva 46 anni. Carlo Urbani era stato il primo medico dell’Oms ad aver identificato il primo focolaio di questa nuova malattia in un uomo d’affari americano che era stato ricoverato all’ospedale di Hanoi. La sua segnalazione precoce della Sars ha messo in allarme il sistema di sorveglianza globale ed è stato possibile identificare nuovi casi e isolarli".
Carlo Urbani era un medico italiano, nato a Castelplanio (Ancona) nel 1956.
Con la moglie Giuliana, amica di gioventù, e i tre figli, Tommaso, 16 anni, Luca, 7 anni, e Maddalena, 3 anni, si trovava ad Hanoi in Viet Nam dal 2000. "Doveva essere il nostro viaggio senza ritorno - racconta la moglie Giuliana a Lucia Bellaspiga la giornalista che ha scritto la biografia di Carlo Urbani una prima volta nel 2004 - così lo chiamavamo, perché era il primo vero trasferimento dopo alcune puntate all’estero". "Conservano un suono amaro queste parole".
All’annuncio dell’Oms in poche ore il dolore della morte di Urbani si fa mondiale. Improvvisamente spunta nelle cronache la figura di un eroe puro che si è battuto per l’umanità, morendo per quel virus che aveva contratto mentre proprio lo stava studiando, non sottraendosi a niente nella sua vicinanza, pur protetta, professionale ed umana ai malati.
Carlo Urbani un eroe? Risponde suor Anna Maria Vissani, amica e confidente spirituale del medico. "L’eroicità sta nella coerenza del quotidiano... Chi vive la vita con lealtà, serietà, impegno per gli altri, e profondamente radicato nella propria interiorità, senza lasciarsi sballottare dai mille venti, è un eroe. E Carlo lo è stato".
La mamma di Carlo, Maria Scaglione è viva quando muore il figlio. Le hanno nascosto che era ammalato. Aveva visto rientrare in Italia i tre nipoti, imbarcati su un aereo da Giovanna, rimasta accanto al marito. Pietose bugie per spiegare a Maria quel ritorno improvviso. In realtà solo Tommaso sapeva che il padre era ammalato.
"Sono contagiato" aveva rivelato Carlo a Tommaso, a quel figlio che era tanto affascinato dalla vita della sua famiglia, dal padre, dalla scuola internazionale con ragazzi provenienti da tutto il mondo, dalla dolcezza dei vietnamiti, dalla natura.
Maria Scaglione racconta di Carlo che nel Dna aveva già il desiderio di orizzonti lontani, di aiutare i poveri. Grandi collaborazioni in parrocchia, campeggi con i disabili, raccolta medicinali per Mani Tese, la San Vincenzo de Paoli, poi Medici senza frontiere, con il sogno di arrivare all’Oms.
Carlo morendo ha lasciato un messaggio dice mamma Maria: "Quel che conta è che ciascuno dia il suo contributo". L’assoluta fiducia in Dio le ha permesso di non arrendersi mai, felice "di aver in parte forgiato quel figlio crescendolo in una visione cristiana della vita, attenta al prossimo".
Carlo Urbani si occupava soprattutto di malattie infettive quelle che nei paesi poveri non si debellano facilmente perché mancano i farmaci. Sognava e faceva sì che i sogni diventassero realtà.
Il sogno principe: distribuire accesso alla salute ai segmenti più sfavoriti delle popolazioni. Era convinto che bisognasse piegare la politica ai bisogni dei deboli. Per questo mirava ad arrivare all’Oms.
Aveva viaggiato con compagni di studio in terre d’Africa di estrema povertà, poi con la famiglia che aveva sempre voluto consultare prima di partire. Cambogia, Laos, parassiti, infezioni tropicali, che falciavano intere popolazioni. Specializzato nella schistosomiasi, un parassita che uccideva i bambini come il piccolo Huong lungo il Mekong, dal ventre talmente grosso da fargli piegare la schiena. Con 12 centesimi si può curare, ma quanti piccoli Huong. Un costo insostenibile.
Poi la Sars. Carlo è in Viet Nam inviato dall’Oms come coordinatore per l’intera regione del Pacifico occidentale nel controllo delle malattie parassitarie. Quando un caso preoccupante arrivava ad Hanoi si chiamava subito Urbani. Urbani rispose. "Non fu facile farsi ascoltare dalle autorità - spiega Giuliana in varie interviste rilasciate proprio e volutamente in questi giorni di pandemia di Coronavirus. "Carlo si trovava di fronte a uno scenario inedito, ma gradualmente le autorità cominciarono a seguire le sue indicazioni. Oggi più che mai vorrei che il mondo avesse fatto tesoro dell’esperienza di mio marito. Forse si sarebbe potuta contenere o quantomeno affrontare diversamente questa pandemia".
Giuliana è accanto a Carlo, entra in rianimazione, completamente protetta, riesce a cogliere i messaggi dagli occhi del marito, il bene che le vuole.
L’ultima confessione con Padre Piergiacomo Urbani, missionario, non erano parenti. Carlo aveva qualcosa da dire. Il missionario capiva. In uno sforzo sovrumano disse: "I miei figli". Li stava lasciando per sempre senza poterli rivedere. I pensieri vanno ai tanti morti di questi giorni, senza famigliari accanto. Anche Giuliana non l’ha visto negli ultimi due giorni, intubato e in coma indotto. Oggi Giuliana è presidente della Croce Rossa di Castelplanio e offre il suo aiuto durante la Pandemia, come avrebbe fatto Carlo.
Maria Luisa Gaspardo Agosti
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