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Prodotti della canapa sativa, si riaccende il dibattito

C’è chi ripropone un uso in campo medico. Ma più di qualcuno storce il naso e mette in guardia dalle troppe facili semplificazioni. Nel frattempo qualcosa diventa legale

Prodotti della canapa sativa, si riaccende il dibattito

Un futuro dall’aroma antico. Questa era la sensazione di domenica 1° Luglio a Flambruzzo, terra di risorgive nel Friuli profondo dove si è parlato della coltivazione della canapa. La location era una vecchia fabbrica dismessa e ora sede di Gaia Terra, una associazione che fa capo alla rete italiana di 67 Villaggi Ecologici; qui si applica la natura, ci spiega Deborah, la leader del gruppo e cioè "Stare bene nell’abbondanza del luogo". Superando questi concetti un po’ complicati di neotribalismo, la discussione si è incentrata sulla convenienza di ripristinare in grande stile la coltivazione della Cannabis Sativa, riscoprendo tradizioni ed eccellenze della agricoltura italiana. Nel periodo migliore nel nostro Paese erano coltivati a canapa oltre 120mila ettari con un rendimento annuo che sfiorava gli 800mila quintali. Nel 1914 la provincia di Ferrara produceva 363mila quintali di canapa, contro i 157mila della provincia di Caserta, i 145mila della provincia di Bologna e gli 89mila del napoletano; poi dagli anni ’30 ha avuto luogo un declino dovuto alle leggi emanate in USA nel 1937 per contrastare l’uso ludico e stupefacente. Per fare chiarezza sia la canapa coltivata per la produzione di fibre, utilizzata sia per scopi industriali, sia quella utilizzata per la produzione illecita di stupefacenti, appartengono alla stessa specie cannabis sativa. Le molte varietà differiscono tra loro per alcune caratteristiche morfologiche e per un basso tenore, in quella da fibra, di tetraidrocannabinolo (THC), l’agente psicotropo della cannabis. Comunque la macchina produttiva è ripartita grazie a nuove norme che abbiamo mutuato dalla UE. In particolare citiamo la legge del Dicembre 2016 in vigore dal gennaio 2017. Diventa legale senza alcuna autorizzazione la coltivazione della canapa nelle circa 60 varietà ammesse in Europa, a patto che il prodotto vegetale finale non contenga più dello 0,2 % di principio attivo THC (tetraidrocannabinolo) con tolleranza fino a 0,6%. Se si superano i valori ammessi (può succedere in particolari condizioni climatiche), subentra sequestro, però senza sanzioni penali per il coltivatore. L’elenco degli usi previsti sta nell’ art.2 e si va da "alimenti e cosmetici", "fibra nel settore cartario e tessile, canapulo, polveri, cippato, oli o Carburanti nel settore energetico", "materiale organico destinato ai lavori di bioingegneria o prodotti utili per la bioedilizia", "materiale finalizzato alla fitodepurazione per la bonifica di siti inquinati" e altro ancora. Accanto a questi vi è la riscoperta della valenza terapeutica dei derivati della Canapa, con presenza significativa di THC e gli altri cannabinoidi ben superiore a quella di uso agroindustriale. Il perché di questo nuovo fiorire di iniziative ce lo spiega il Dott. Muscari di Mestre, medico omeopata e convinto assertore della potenzialità terapeutica del fitocomplesso di un centinaio di cannabinoidi che si ricavano dalle inflorescenze della pianta. "La canapa potrebbe essere la pianta più importante per il genere umano e per il pianeta". Queste le parole di esordio del medico che dopo aver accennato alle proprietà nutritive dei semi e le virtù agronomiche di azoto fissatore della canapa, si sofferma sui benefici in un grande numero di malattie. Secondo Muscari, citando a prova gli studi di Università note e meno note, vi è azione terapeutica nei confronti di Cancro, Sclerosi, Epilessia, Fibromialgia, Parkinson, Alzheimer, Asma, Insonnia e molto altro ancora. L’assunzione avviene per via orale (tisane, olio, capsule) o per via inalatoria (vaporizzazione) e il costo in Farmacia indicato dal Ministero è di circa 7 Euro/grammo. Per descrivere i risultati degli studi, il riferimento è stato per lo più citato come miglioramento e quindi è stata segnalata genericamente una positività nel trattamento medico della malattia. Già da tempo la canapa viene impiegata per la terapia del dolore, ma avverte Muscari la disponibilità di prodotto è largamente insufficiente perché ad oggi la produzione nazionale è affidata a un Centro dell’Esercito a Firenze (300 kg/anno) quando il fabbisogno è di molto superiore. Il resto viene importato con qualche fatica soprattutto da Svizzera e Canadà, oppure purtroppo, reperito illegalmente nei circuiti criminali dello spaccio.
Alberto Carniel

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