Pordenone: domenica 8 ottobre incontro sulla libertà di stampa e religiosa
Il dibattito in programma l’8 ottobre alle 17.30 a Pordenone nell’ex Convento di San Francesco: l’ambasciatore ucraino in Vaticano Andrii Yurash (foto: Cesare La Manitia, professore associato di Storia dell’Europa orientale e Storia della politica estera russa contemporanea all’Università di Trieste)
L'invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio del 2022 ha portato alla luce anche come le confessioni religiose abbiano una specifica correlazione con la libertà di pensiero, oltre che di fede. A questo tema sarà dedicato il dibattito in programma l’8 ottobre alle 17.30 a Pordenone nell’ex Convento di San Francesco nell’ambito della manifestazione Ascoltare Leggere Crescere, dal titolo Libertà di stampa e religione nei paesi dell’Est. Il ruolo della comunità ucraina appuntamento organizzato da Euro ’92 in collaborazione con Ambasciata di Ucraina presso la Santa Sede.
All’incontro parteciperanno l’ambasciatore ucraino in Vaticano Andrii Yurash, il professore di Teologia Taras Dzyubansky, il professore di Patristica e direttore emerito dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian, il presidente dell’associazione degli editori e distributori di libri Ihor Stepurin, moderati dal professore Cesare La Mantia associato di Storia dell’Europa orientale e Storia della politica estera russa contemporanea all’Università di Trieste, a cui abbiamo chiesto di introdurci alcune delle tematiche che verranno affrontate.
Quale il legame tra libertà di stampa e religione in quest’area?
Grazie alla Stampa il messaggio religioso-politico si diffonde e attecchisce con maggior facilità e il legame tra religione in genere e stampa è molto forte e funzionale. È, inoltre, il concetto di libertà di stampa che bisogna valutare. Bisogna tenere conto degli indici della libertà dell’informazione: l’Ucraina si trova al 79° posto ma ha fatto un balzo in avanti di venti posti. La Russia è al 164° posto e ha registrato la peggior performance in termini di libertà di informazione. Il legame c’è ed è forte, ma quanto può essere libera la stampa di un Paese in guerra? Non dimentichiamo che nei conflitti contemporanei l’informazione è diventata un’arma formidabile; è il principale strumento di guerra ibrida. La dottrina militare su cui i russi hanno fondato questa guerra si basa proprio sull’informazione come strumento bellico, capace di agire dall’interno e dunque in grado di condizionare le scelte dei singoli paesi ciò rende ancora più difficile l’esercizio della libertà di stampa.
L’Ucraina del resto è un paese in cui convivono molte confessioni: quella ortodossa ucraina che prima della guerra si riconosceva in quella moscovita, la chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiyv, la chiesa ortodossa acefala ucraina, oltre alla chiesa cattolica greca e quella cattolica romana. Quale il ruolo della religione?
È fondamentale perché è un fattore identitario e uno strumento di soft-power. In Russia la Chiesa ortodossa moscovita con il patriarca Kirill serve al governo per consolidarne il consenso. Svolge una funzione importante di soft-power anche in politica estera, ossia di garante della tradizione e della cultura, alla base "dell’essere russi" nonostante si sia in terra straniera. Questo lo si trova specificato anche nei documenti ufficiali di politica estera. La Chiesa ortodossa moscovita opera nelle comunità russe all’estero, dove è presente con le funzioni religiose e con i centri ricreativi e culturali. Svolge una funzione di sostegno politico dell’attuale dirigenza. Le minoranze russe in Canada e negli Stati Uniti, sono cittadini russi di origine che votano all’estero. La Chiesa ortodossa ucraina e quella Uniate sono un fortissimo fattore identitario, la prima non è stata riconosciuta dal patriarca moscovita, entrambe agiscono a sostegno dell’indipendenza ucraina e della libertà politica portata avanti dall’attuale dirigenza.
Rispetto a questa funzione "politica", c’è differenza tra cristianesimo cattolico e ortodosso?
Entrambe le confessioni svolgono un ruolo di creazione e consolidamento identitario, il cristianesimo ortodosso di più in quanto più diffuso e con la caratteristica di essere sempre stato più vicino (e dunque a sostegno) dei governi, nelle sue funzioni. Il fattore identitario si fonda soprattutto sulla memoria condivisa specie in quelle aree tanto complesse in cui è meno forte l’identità civica. Esistono aree in cui la coscienza civica (quella che oggi in Italia ci porta a riconoscerci nella Costituzione Italiana) non si è costituita o è venuta meno.
Quale il ruolo dell’informazione nel conflitto ora in atto?
In Russia la guerra è presentata come difensiva. L’Ucraina d’altro canto è un paese in guerra e come ogni paese in guerra deve occuparsi dell’informazione attività di cui fa parte anche la maniera in cui è narrata la guerra: è qualcosa di più ampio che rientra nella letteratura tout court, in cui si tratta di argomenti che sono reali dentro la società.
In che modo questa guerra si esplica anche attraverso la libertà di pensiero e le idee?
È difficile parlare di libertà di pensiero in un periodo bellico quando tutto è controllato dal governo per salvaguardare il raggiungimento della vittoria finale. Durante una guerra la libertà di pensiero intesa come possibilità di esprimersi liberamente potrebbe essere pericolosamente associata ad attività antigovernativa. Ogni conflitto tende a caratterizzarsi anche con la negazione della libertà di pensiero. La possibilità di avere idee e realizzarle subisce i medesimi condizionamenti.
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