Electrolux Porcia a luglio cassa integrazione a ore
Trovato un accordo tra azienda e sindacati
Ancora due settimane (dal 17 al 28 luglio) di cassa integrazione a "singhiozzo", con sei ore lavorate e due coperte da ammortizzatori sociali cui si aggiungono almeno 3 giornate di chiusura collettiva (che potrebbero salire a 4). Dopo di ché il contatore delle settimane residue di CIGO (cassa integrazione ordinaria) scenderà da 12 a 10. Le dieci rimanenti sono un tesoretto che sindacato e azienda contano di tenere buono per affrontare eventuali altre burrasche dovute al calo della domanda di lavatrici. Questa la sintesi dell’accordo siglato lunedì 10 luglio tra Electrolux Italia con riferimento allo stabilimento di Porcia, e le organizzazioni sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm. Firma arrivata dopo una lunga mediazione per trovare una linea comune e poi con l’azienda.
Il tema centrale era trovare un equilibrio tra esigenze dell’azienda e sindacati: l’azienda preferiva usare in maniera orizzontale le ore di cassa, quindi turni unici di lavoro da sei ore e le residue pagate con gli ammortizzatori statali. Questo per sfruttare anche il contenimento dei costi dovuti all’organizzazione del lavoro su un unico turno. I sindacati unitariamente (Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm) spingevano invece per l’uso "verticale" delle ore non lavorate, preferendo intere chiusure giornaliere e intere giornate lavorate. Questo perché per il contatore della cassa integrazione, che si usino due sia o otto ore al dì, significa comunque togliere una intera giornata nel conteggio delle settimane a disposizione.
"Abbiamo stretto un accordo - spiega Gianni Piccinin della Fim Cisl - che riguarderà tutti i lavoratori di produzione, quindi 790 persone. Si tratta di un mix di giornate a 6 ore più 2 ore di cassa, e 3 o 4 giorni di chiusura collettiva, per un totale di 38 o massimo 44 ore nel mese". In cambio l’azienda si è impegnata "da agosto in poi a usare la cassa non più a ore ma a chiusura giornaliera. Il 2 agosto faremo un incontro con l’azienda per avere la fotografia del carico di lavoro di agosto e settembre, e lo ripeteremo tra fine agosto e inizio settembre per capire il carico di lavoro di settembre e ottobre. Con il 28 luglio rimarranno 10 settimane, 50 giorni in tutto. E l’autunno è ancora incerto" aggiunge il sindacalista.
Stando alle prime indicazioni, si prevede che Porcia riuscirà a produrre 73mila pezzi a settembre, a ottobre con una leggera flessione. La cassa integrazione potrebbe essere necessaria per concludere l’anno. Il calo dei volumi è generalizzato, non riguarda solo le lavatrici, che tuttavia risentono più degli altri elettrodomestici della crisi. A fronte di una capacità produttiva di oltre un milione di pezzi, il budget 2023 di Electrolux su Porcia prevedeva ordini per 750mila lavatrici. A oggi si prevede invece di chiudere l’anno con 650mila pezzi circa. Perciò è possibile fare tesoretto delle settimane di cassa integrazione.
A preoccupare poi sarà la ripresa del 2024, con il primo trimestre, solitamente più leggero di ordini. Tanto che per lo sciopero nazionale dello scorso 7 luglio, i sindacati hanno scelto di allestire un presidio durato qualche ora il mattino proprio all’ingresso Nord dello stabilimento di Porcia.
Nel frattempo il ministro pordenonese Luca Ciriani ha organizzato un incontro al Ministero delle Imprese e Made in Italy con la sottosegretaria Fausta Bergamotto (delegata ministeriale alle imprese) convocando a Roma per mercoledì 12 luglio la direzione di Electrolux Italia. Anche i sindacati hanno chiesto al Ministro delle Imprese un tavolo specifico focalizzato sul comparto dell’elettrodomestico. L’ipotesi che si fa avanti sono contratti di solidarietà. È uno strumento che si attiva solo in caso di stato d’emergenza, non in una situazione ordinaria, ma è decisamente più flessibile perché viene consumato nel momento in cui lo si richiede. Sono contratti che prevedono meno ore lavorate anche sulla giornata, coperte con ammortizzatori. "Si tratta di un tema per ora prematuro, su cui si dovrà ragionare eventualmente in autunno. Dovremo prima pensare alla primavera 2024" conclude Gianni Piccinin.
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