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Edoardo, il ragazzo degli alpaca

In pedemontana l’esperienza di un giovane: allevamenti, ma anche l’apiterapia. Idee e sogni che diventano impresa

Edoardo, il ragazzo degli alpaca

Il ragazzo degli alpaca ha conquistato il Ciaurlec. Non si tratta di un’impresa alpinistica, considerata la modesta altezza del monte, ma dell’apertura di interessanti prospettive di lavoro nella nostra pedemontana. È la realizzazione del sogno professionale di Edoardo Braida, ventiseienne di Travesio, ora piccolo imprenditore. L’idea di partenza è maturata in una cena di famiglia. L’obiettivo era di investire su un progetto di lavoro. “Dobbiamo distinguerci per innovazione”, suggeriva il padre, che aveva tutta l’intenzione di sostenere l’attività. Il ragazzo spingeva per un allevamento. Da buon smanettone su Internet, stava raccogliendo da tempo informazioni sugli alpaca: si era già affezionato a questi animali della famiglia dei camelidi, docili e coccoloni. Era pronto ad affrontare l’interrogazione serrata di papà Roberto, un po’ perplesso: “Le nostre montagne non sono mica le Ande!”. Ma il figlio incalzava: “Ci sono già sperimentazioni, in giro per l’Italia, con buoni risultati”. In poco tempo erano in Alto Adige per una visita a un’azienda affermata. Se ne tornarono a casa con una decina di animali, a cui si aggiunsero alcuni lama.
Dopo il primo ricovero provvisorio in una stalla di Martiners, piccolo borgo di Castelnovo del Friuli, l’allevamento ha trovato un posto definitivo sulle pendici del Ciaurlec, in uno spazio di alcuni ettari strappati all’invasione disordinata del bosco. La parte più alta del monte non è stata più recuperata, dopo il lungo periodo di esercitazioni militari: negli Anni 60, furono costretti ad andarsene anche gli irriducibili abitanti di Praforte, oggi rimasta una borgata fantasma. Con la fine del periodo della “guerra fredda”, il poligono fu chiuso. Finalmente un po’ di pace. E proprio Edoardo sta contribuendo a riportare un po’ di vita in un posto dimenticato. “Mi sono spaccato la schiena per mesi di lavoro – commenta orgoglioso – ma oggi ho un’aziendina tutta mia”. Si concede anche una battuta sul suo percorso scolastico: “Il diploma di geometra mi è servito per costruire le stalle degli animali. Dopo la licenza media, non sempre si hanno le idee chiare, la maturità può portare a visioni diverse”. Avrebbe avuto la possibilità di un posto fisso, ma la scrivania non fa per lui: “La mia libertà l’ho trovata in mezzo alla natura. Non mi fermo, sperimento cose innovative. Le idee nascono dalla fame di novità, bisogna sempre tenere in movimento la mente”.
L’aziendina è stata chiamata “Zalpa”, un acronimo che mescola lo zafferano con gli alpaca. Tante attività messe assieme, perché la sostenibilità economica è fondamentale. Edoardo ha capito subito che non poteva vivere con un piccolo allevamento. Così il suo è diventato un modello di agricoltura “multitasking”. Ci sono altri pilastri che tengono in piedi l’impresa: coltivazioni di nicchia, trasformazione dei prodotti, sistemi di marketing e di vendita. “Zalpa” è un cantiere aperto, anche se tutto è partito dagli alpaca e dai piccoli lama. Sono animali che si accontentano di poco. “L’operazione più complessa – spiega – è quella della tosatura che faccio a primavera inoltrata. La lana è un’altra fonte di guadagno. Il trattamento viene eseguito in una fabbrichetta di Vicenza, che ritorna i gomitoli pronti per altre lavorazioni a mano, con produzione di sciarpe, berretti, guanti”. Questi animali alimentano un altro business legato alla loro vendita, in quanto sono richiesti da vari agriturismo. I prezzi oscillano tra i tre e i quattromila euro. Poi ci sono i concorsi di bellezza: “In Alto Adige ho vinto il primo premio per il miglior lama”. Non solo. C’è anche il trekking, che si svolge lungo un itinerario di sette / otto chilometri, organizzato per le famiglie, ma da qualche tempo attrae anche una buona clientela di americani della Base di Aviano. Alla fine del giro, c’è la possibilità del pranzo “tipico della casa” nel posto di ristoro. Il sogno nel cassetto è la ristrutturazione di un vecchio edificio per farne un bed and breakfast.
Il parco animali non si ferma qui, perché sono state aggiunte quattro pecore di razza Suffolk, originarie della Gran Bretagna, ritenute molto interessanti per l’ottima qualità della lana e per la capacità di tenere pulito il terreno. Ma la novità di cui Edoardo va fiero è quella della casetta delle api, le quali, oltre a produrre alcuni tipi di miele, danno la possibilità di sviluppare l’apiterapia che si svolge in un’apposita struttura in legno. “Il cliente si sdraia sul lungo divano – racconta – e si rilassa grazie a due metodi: l’apiaroma, che rilascia i vari profumi provenienti dagli alveari biologici collegati, e l’apisound, che sfrutta il ronzio. Il benessere dell’apparato respiratorio e il relax sono garantiti. Io non ho inventato nulla di mio: a volte basta curiosare qua e là e sperimentare”.
Nell’aziendina hanno trovato spazio varie coltivazioni. La più pregiata è senz’altro quella dello zafferano: le piantine che crescono dai 100 mila bulbi garantiscono un chilo di quello che viene definito l’oro rosso per il suo valore, che può arrivare anche fino ai 30 euro al grammo. In un altro appezzamento di terreno è stata introdotta la cipolla rosa (14 mila piantine) di Cavasso e della Val Cosa. Poi ci sono i vari ortaggi dell’orto e gli alberi da frutta, in particolare meli e susini della zona. Grazie ai consigli di mamma Flavia, cuoca provetta, e agli incoraggiamenti di Anna, la paziente “morosa” di Portogruaro (fresca di laurea in psicologia), il patrimonio aziendale si è arricchito con un laboratorio di trasformazione dei prodotti freschi: confetture, composte, sott’olio, sott’aceto, sciroppi. Quando c’è tempo, vengono raccolte e lavorate le erbe spontanee e i piccoli frutti del bosco.
Le preoccupazioni non mancano mai. Edoardo si fa serio: “Ogni tanto mi viene voglia di mollare tutto, magari dopo l’inclemenza del tempo: la natura dà tanto, ma anche toglie. Mai sedersi sugli allori”. Alla natura non si comanda. Invece, contro la burocrazia, che è frutto di menti un po’ contorte, qualche imprecazione ci potrebbe stare. Ma Edoardo riesce a trattenersi: “Perché devono complicarci la vita? Troppe carte ci soffocano”.

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