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Corsa al vaccino, a che punto siamo

Sforzo enorme della comunità scientifica. Tempi ridotti in modo inimmaginabile

Corsa al vaccino, a che punto siamo

Mentre la pandemia Covid-19 dilaga sempre più su scala mondiale, la viva speranza di tutti noi si affida alla ricerca scientifica che riesca, in tempi accettabili, a sintetizzare un vaccino efficace contro questo crudele coronavirus. Ma cos’è un vaccino? Si tratta di un preparato terapeutico artificiale creato con microrganismi patogeni uccisi, vivi e attenuati o frazioni di essi o di antigeni proteici, con lo scopo di fornire un’immunità acquisita. In questo modo è attivamente stimolata la memoria del sistema immunitario, in grado di sviluppare un efficace sistema di difesa contro un batterio, un virus o altro microrganismo. In passato ci sono voluti molti anni per ottenere un antidoto capace di sconfiggere le varie malattie: dai trent’anni, per realizzare un vaccino antimalarico, oggi ancora sperimentale, ai dieci per quello contro la meningite, ai quattro per l’anti-parotite. In media, dalle fasi iniziali alla commercializzazione, passano dai 10 ai 20 anni.
Ma torniamo al Covid-19. Già nel gennaio scorso, l’OMS dichiara che questa epidemia costituisce un’emergenza di sanità pubblica; perciò scienziati mondiali, riuniti a Ginevra, stabiliscono di iniziare un programma audace senza precedenti: quello di creare, in pochi mesi, un valido rimedio contro il coronavirus, grazie anche all’esperienza acquistata con i precedenti focolai di virus Ebola, Sars-CoV e Mers-CoV. Ad agosto c’erano ben 231 candidati vaccini in fase di sviluppo iniziale, anche se nessuno di questi aveva completato gli studi clinici. I quali sono assai complessi e lunghi. Infatti, all’inizio è identificato l’antigene che dovrà indurre una valida risposta anticorpale.
Poi inizia la fase preclinica mediante esperimenti in vitro e, in seguito, su animali (almeno per due anni). Infine iniziano gli studi clinici che si realizzano in tre fasi: la prima coinvolge solo pochi soggetti per stabilire tollerabilità e sicurezza. Nella fase II si esamina anche la risposta immunitaria e il giusto dosaggio da somministrare. Infine la fase III coinvolge un grande numero di soggetti e valuta la reale risposta preventiva del vaccino. Oggi però, come recita l’infettivologo Anthony Fauci, azzardiamo "Un’impresa senza precedenti per la comunità scientifica, resa possibile da decenni di progressi nella tecnologia dei vaccini e da un approccio strategico coordinato dell’industria e del mondo accademico".
Questi i vaccini in dirittura d’arrivo: -Ad26.CoV2.S della ditta Janssen che esprime la proteina spike della "corona", è testato su 60.000 volontari. Forse arriverà nella prossima primavera.
Ad5.nCoV, cinese, che utilizza un adenovirus per trasportare il materiale genetico che codifica la proteina spike. Arruolati 4000 soggetti.
AZD1222 -CoV-2 sviluppato da Astra Zeneca e dall’Università di Oxford, con partecipazione dell’italiana IRBM di Pomezia, sospeso a causa di un effetto collaterale. Oggi la sperimentazione, su 18.000 volontari, è ripresa.
Il vaccino mRNA-1273 di Moderna, 30.000 partecipanti che riceveranno una dose di 100 mcg. Lo studio terminerà tra due anni.
Profiscov prodotto da Butantan (Brasile) testato su 8870 operatori sanitari.
Sputnik V, prodotto da Gamaleya. Sono utilizzati adenovirus umani modificati per trasportare il gene della proteina spike. Questo vaccino, non ancora in fase III, caro a Putin, dovrebbe garantire una buona immunità. Sarà testato su 5000 volontari.
Quale conclusione? Secondo quanto riferito dalla portavoce dell’Oms, Margaret Harris, non dovremmo aspettarci un vaccino protettivo e sicuro prima della metà del prossimo anno, in quanto la fase III, ancora in corso, richiede risposte affidabili, ma in tempi molto lunghi.

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