Cellulari e social, dove sono gli adulti e cosa fanno?
Riflessioni a margine della tragedia di Palermo e la morte di una bambina di 10 anni
a tragedia di una bambina di 10 anni che muore a casa sua, soffocata da una cintura, ha fatto già scrivere tante pagine. Saranno le indagini a dire, forse, cosa è realmente accaduto, ma questa orribile storia ci provoca a fare qualche considerazione.
Devo scrivere con "cautela" o posso essere brutale? Questa sera è già tardi e decido di essere brutale.
Allora: cosa è un coltello? Da Wikipedia: utensile di uso comune; il coltello da tavola è una posata usata per tagliare i cibi a tavola.
Ma cosa è stato il coltello per le due mamme, una di Roveredo e una di Concordia (paesi della nostra Diocesi)? Tutti ricordiamo queste drammatiche storie. A Concordia, poi, l’omicidio è stato compiuto sotto gli occhi dei bambini.
Allora che cosa è un coltello? Cosa può diventare questo utensile di uso comune in mano di un aggressore, di un uomo (vale anche per una donna) accecato dalla rabbia? Eppure è "un utensile di uso comune".
Cosa è un cellulare? Apparecchio radio mobile, terminale, ricetrasmittente.
Oggetto sicuramente molto utile…ma molto, moltissimo pericoloso.
Tutti noi genitori e nonni abbiamo sempre fatto molta attenzione perché i "piccoli" non prendano in mano troppo presto un coltello, perché non si taglino un dito… ma perché, pur essendo frequentemente e correttamente informati, non siamo capaci di aprire gli occhi e di "capire" quanto pericoloso può diventare il cellulare?
Dopo la morte di quella bambina apri il computer e leggi una decina di interventi, soprattutto dei giornali locali, e trovi scritto e riscritto. "Il tema è uno: non c’è nessuno che controlla i minori sui social, anche e soprattutto all’interno delle famiglie". E allora mi viene proprio un moto di rabbia!
Ma perché non siamo capaci noi adulti di tutelare i nostri bambini, soprattutto i nostri adolescenti? Tutti in coro diciamo che sono la "cosa" più preziosa che abbiamo, poi di fatto succedono queste cose tragiche.
Il cattivo uso dei cellulari tra i preadolescenti succede anche qui da noi. C’è stato un tentato suicidio a Pordenone di una ragazzina di 12 anni. Tempo fa è arrivata in Consultorio una famiglia che non capiva perché la figliola non voleva categoricamente più andare a scuola e alla fine era perché… due "compagne" avevano fatto girare la foto di lei seduta sul water della scuola. Una sciocchezza, qualcuno dirà, ma per "Anna" era una grande vergogna, non aveva il coraggio di affrontare le risatine di chi aveva visto la foto, né di dirlo ai genitori. Quanti altri tristi e pericolosi episodi vengono in mente.
La morte di questa bambina ha fatto scrivere ancora una volta agli esperti del settore che "le sfide della morte viaggiano sui social frequentati da preadolescenti e adolescenti". Ma adesso che lo abbiamo letto ancora una volta "dove siamo noi genitori e noi nonni"?
Quanto ancora vogliamo "pararci" dietro la stupida e deresponsabilizzante frase "Ma io rispetto la sua privacy"? Ogni oggetto può esser mortifero… A chi lo lasciamo in mano?
A proposito dei cellulari la legge c’è, ma tutta la storia ci insegna che le leggi da sole non fermano la mano degli omicidi, dei ladri, ancora meno inibiscono la curiosità di un preadolescente. E gli adulti dove sono? Cosa fanno?
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