Aids: vietato abbassare la guardia
La principale causa di morte tra gli adolescenti nel continente africano è il virus dell’HIV. Si stima che da oggi al 2030 ci saranno altri 740mila giovani che si ammaleranno di Aids. Metà dei ragazzi e delle ragazze sieropositivi si concentrano in 6 paesi: Sudafrica, Nigeria, Kenia, Mozambico e Tanzania.
La malattia esiste ancora, purtroppo. L’Avvenire titola: "L’AIDS uccide sempre l’Africa, con il 73% dei nuovi casi tra i giovani".
Oggi la principale causa di morte tra gli adolescenti nel continente africano è il virus dell’HIV. Si stima che da oggi al 2030 ci saranno altri 740mila giovani che si ammaleranno di Aids. Metà dei ragazzi e delle ragazze sieropositivi si concentrano in 6 paesi: Sudafrica, Nigeria, Kenia, Mozambico e Tanzania. In due di questi paesi ci sono i nostri Missionari Diocesani, sacerdoti e laici.
E in Italia come siamo messi oggi 2019?
Gli esperti medici, psicologi, educatori dicono: "Non si deve abbassare la guardia."
L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato i dati del 2018 (quelli del 2019 ancora non si possono sapere) e dice che le nuove diagnosi di Hiv sono state 2847. Lazio, Toscana e Liguria sono le zone più a rischio. Ci sono numerosi casi anche nel nostro territorio.
È un numero in calo rispetto all’anno precedente, ma un numero che fa ancora riflettere. La fascia più a rischio è l’età 25/29 anni e la principale modalità di trasmissione rimane quello di rapporti sessuali non protetti.
In Italia circa 130.000 persone convivono con l’HIV e 16.000 i malati di Aids.
HIV e AIDS non sono la stessa cosa. L’HIV è il virus che causa l’AIDS quando il virus supera una certa soglia. Le persone con l’Hiv non sempre diventano malati di Aids: sono destinate a diventarlo se non sono opportunamente trattati.
Emotivamente l’AIDS ha creato una risonanza, un incubo per tante persone, generalmente giovani, per loro e i loro familiari.
Lo scorso anno il 1° dicembre molti giornali titolavano: "Hiv, ritorno al passato: nell’indifferenza istituzionale aumentano i pregiudizi e la diffusione del virus".
Passato il timore dell’Aids, quando in assenza di farmaci idonei la morte era una tappa molto vicina, un po’ alla volta ci siamo dimenticati di questa piaga. Non così chi l’ha contratto, chi magari scopre per caso ancora nell’anno 2019 di essere stato contagiato senza averlo mai pensato possibile.
Gli esperti del Ministero dicono che è ritornata un’assenza di informazione tra gli adolescenti e una mancanza di prevenzione tanto che sono circa 500 i ragazzi in Italia che hanno contratto questo virus.
Dalla paura che diventava fobia, con comportamenti di rifiuto e di esclusione e ghettizzazione di chi era solo sieropositivo, siamo passati ad una colpevole indifferenza e banalizzazione. Vi ricordate il Prof Aiuti che baciava in diretta in Tv una ragazza sieropositiva per dire che la malattia non si contraeva con un bacio, ma con comportamenti sessuali ben conosciuti o con altri possibili e drammatici contagi di sangue come le possibili trasfusioni di sangue infetto? Ricordo, perché sono vecchia e ho conosciuto personalmente i genitori, un caso di queste trasfusioni anche a Pordenone ai danni di un bambino. Oggi queste tristi situazioni non accadono più. Ma si è abbassata troppo l’attenzione, l’informazione corretta e la vera prevenzione.
E sulla cura dei malati di Aids troviamo ancora le organizzazioni cattoliche come la Comunità di S. Egidio che rilancia un progetto di cura e di prevenzione in Africa e tra gli ultimi appuntamenti dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù troviamo Papa Francesco che, in forma privata, visita i malati di Aids abbandonati per strada da amici e famiglie e accolti in una Casa Famiglia.
Maria Josè Mores
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