Assemblea sinodale
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Assemblea sinodale: perché?

Lo scopo primario dell’assemblea sinodale è rimettere al centro della vita della Chiesa il vangelo di Gesù Cristo, la sua persona, la forza del suo amore per gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Non è un’assemblea impostata sul modello parlamentare, come ha spiegato recentemente il Papa all’Azione Cattolica Italiana.

Assemblea sinodale: perché?

Lo scopo primario dell’assemblea sinodale è rimettere al centro della vita della Chiesa il vangelo di Gesù Cristo, la sua persona, la forza del suo amore per gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Non è un’assemblea impostata sul modello parlamentare, come ha spiegato recentemente il Papa all’Azione Cattolica Italiana.
Piuttosto vuole essere un autentico momento di evangelizzazione, un tempo, cioè, dedicato all’ascolto più attento dello Spirito, il quale, attraverso la Parola di Dio e la storia del nostro oggi, ci guida verso il Regno dei cieli iniziato da Gesù.
Non ci mettiamo in cammino per trovare strategie per convertire gli altri, ma ci concentriamo su come noi per primi possiamo lasciarci evangelizzare dalla presenza del Signore risorto che continua ad accompagnare i suoi discepoli. Questo perché le tante fatiche esistenti nella Chiesa e nelle nostre comunità sono dovute allo scarso entusiasmo, al diminuito amore, alla poco consistente convinzione della bellezza dell’essere cristiani e della forza di umanità che può promanare da chi è discepolo verace di Cristo.
Se ci sono i segni di stanchezza, non è a causa dell’invecchiamento del vangelo, ma di una nostra scarsa disposizione e disponibilità a lasciarci coinvolgere da esso.
Per compiere questo cammino, allora, c’è bisogno che noi ci riappropriamo delle parole, delle azioni e delle scelte compiute con tanta avvedutezza dal Maestro Gesù. Alcune di esse sono state caratterizzate in modo chiaro ed inequivocabile: un radicamento profondo nella Scrittura, un’appartenenza indiscussa al popolo d’Israele e alla sua storia, una scelta radicale di voler incontrare tutti i tipi di persone, una forma comunitaria di vita, una predicazione innervata dalla speranza del Regno e non solo concentrata a denunciare i mali del mondo, com’era tipico della profezia di Giovanni Battista.
Tutte queste scelte hanno sempre avuto una forma comunitaria, perché Gesù nulla ha fatto se non con i suoi discepoli e, potremmo dire, per i suoi discepoli. Lui li ha chiamati e, sempre di sua iniziativa, li ha mandati in missione come se fossero lui stesso (cf. Lc 10,16). Questo dato deve farci riflettere molto sul senso di essere Chiesa.
Siamo persone riconosciute nella nostra identità individuale, ma chiamate a costruire, ciascuno con i suoi doni e talenti, il popolo dell’alleanza. Un popolo, cioè, che non fa guerre, che non vive isolato nella propria ricchezza o nel proprio prestigio, un popolo che non è una tribù che deve difendere diritti di sangue o di terra. Non siamo un clan migliore degli altri, né tanto meno contro gli altri. Essere Chiesa significa accogliere la missione universale del Figlio di Dio. Universale in greco si dice cattolico. Speriamo che tale significato appartenga anche a chi si fregia del nome di cristiano.
L’orizzonte di riferimento della missione cristiana è stato bene espresso da San Paolo in Gal 3,28: non ci sono differenze tra schiavi e liberi, tra Giudei e Greci, tra maschi e femmine. In Cristo siamo una sola cosa.
Il momento dell’assemblea, allora, potrà essere un’occasione buona perché ciascuno, con i suoi doni e la sua vocazione nella Chiesa, possa rendere tangibile la bontà delle scelte di Gesù che ha sempre voluto accanto a sé i suoi discepoli. Essi, a quel tempo, erano consapevoli di avere tra le mani la vita e la vita in abbondanza (Gv 10,10). Speriamo che l’assemblea sinodale dia anche a noi questa convinzione.
Maurizio Girolami
Segretario Generale

DAI DOCUMENTI DI PAPA FRANCESCO

Fare Sinodo è camminare dietro al Signore verso la gente

La vostra Associazione è sempre stata inserita nella storia italiana e aiuta la Chiesa in Italia ad essere generatrice di speranza per tutto il vostro Paese.
Voi potete aiutare la comunità ecclesiale ad essere fermento di dialogo nella società, nello stile che ho indicato al Convegno di Firenze. E la Chiesa italiana riprenderà, in questa Assemblea [dei Vescovi] di maggio, il Convegno di Firenze, per toglierlo dalla tentazione di archiviarlo, e lo farà alla luce del cammino sinodale che incomincerà la Chiesa italiana, che non sappiamo come finirà e non sappiamo le cose che verranno fuori. Il cammino sinodale, che incomincerà da ogni comunità cristiana, dal basso, dal basso, dal basso fino all’alto. E la luce, dall’alto al basso, sarà il Convegno di Firenze.

Una Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale, che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra.

In effetti, quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare, ma anzitutto uno stile da incarnare.
E dobbiamo essere precisi, quando parliamo di sinodalità, di cammino sinodale, di esperienza sinodale.
Non è un parlamento, la sinodalità non è fare il parlamento. La sinodalità non è la sola discussione dei problemi, di diverse cose che ci sono nella società... È oltre.
La sinodalità non è cercare una maggioranza, un accordo sopra soluzioni pastorali che dobbiamo fare. Solo questo non è sinodalità; questo è un bel "parlamento cattolico", va bene, ma non è sinodalità. Perché manca lo Spirito. Quello che fa che la discussione, il "parlamento", la ricerca delle cose diventino sinodalità è la presenza dello Spirito: la preghiera, il silenzio, il discernimento di tutto quello che noi condividiamo.
Non può esistere sinodalità senza lo Spirito, e non esiste lo Spirito senza la preghiera. Questo è molto importante.
La Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale, che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In genere, anche i peccatori sono i poveri della terra. In effetti, quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare, una decisione pastorale da prendere, ma anzitutto uno stile da incarnare.
In questo senso la vostra Associazione costituisce una "palestra" di sinodalità, e questa vostra attitudine è stata e potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli. Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo.
Il vostro contributo più prezioso potrà giungere, ancora una volta, dalla vostra laicità, che è un antidoto all’autoreferenzialità. È curioso: quando non si vive la laicità vera nella Chiesa, si cade nell’autoreferenzialità.
Fare sinodo non è guardarsi allo specchio, neppure guardare la diocesi o la Conferenza episcopale, no, non è questo.
È camminare insieme dietro al Signore e verso la gente, sotto la guida dello Spirito Santo. Laicità è anche un antidoto all’astrattezza: un percorso sinodale deve condurre a fare delle scelte. E queste scelte, per essere praticabili, devono partire dalla realtà, non dalle tre o quattro idee che sono alla moda o che sono uscite nella discussione. Non per lasciarla così com’è, la realtà, no, evidentemente, ma per provare a incidere in essa, per farla crescere nella linea dello Spirito Santo, per trasformarla secondo il progetto del Regno di Dio.
Fratelli e sorelle, auguro buon lavoro alla vostra Assemblea. Possa contribuire a far maturare la consapevolezza che, nella Chiesa, la voce dei laici non dev’essere ascoltata "per concessione", no. A volte la voce dei preti, o dei vescovi, dev’essere ascoltata, e in alcuni momenti "per concessione"; sempre dev’essere "per diritto". Ma anche quella dei laici "per diritto", non "per concessione". Ambedue. Dev’essere ascoltata per convinzione, per diritto, perché tutto il popolo di Dio è "infallibile in credendo". E benedico di cuore voi e tutte le vostre associazioni territoriali. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me, perché questo lavoro non è per niente facile! Grazie.

Udienza ai Membri del Consiglio Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, 30 aprile 2021

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