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L’incontro mondiale dei giovani

A Panama una Gmg diversa, che mette in discussione l'immagine della Gmg e forse la Gmg stessa

Negli ultimi giorni di gennaio giovani provenienti da ogni continente si troveranno a Panama per la XXXIV Giornata Mondiale della gioventù.
Inventati da san Giovanni Paolo II, questi appuntamenti hanno avuto una crescente partecipazione tanto da dare un’immagine illusoria di una gioventù entusiasta, gasata. I mass media, presi in contropiede, hanno parlato di "Papa boys". La realtà è più complessa, lo si nota chiaramente in questa edizione in cui, certamente, la partecipazione sarò meno numerosa e mancherà l’entusiasmo da stadio. I giovani si trovano non per vivere un delirio di massa come avviene ai concerti delle rock star ma per porsi delle domande serie e per interpellare la società del nostro tempo. Lo dice con franchezza don Michele Falabretti, addetto stampa del Conferenza Episcopale Italiana.
Ci sono molte ragioni per dire che quella di Panama sarà una Giornata Mondiale della Gioventù diversa da tutte le altre. Il luogo, anzitutto: una "terra di mezzo" che ha le caratteristiche di un terzo continente tra le due più conosciute Americhe del Nord e quella del Sud, una terra per noi lontana.
Il pensiero va subito a Manila, unico incontro finora organizzato nell’inverno boreale. Più che la distanza e i costi di un lungo viaggio, l’ostacolo più grande è il periodo: chi lavora è appena uscito dalle ferie natalizie e chi studia è nel cuore degli esami decisivi in quello che può essere l’anno della maturità. Sono ragioni importanti per giustificare la partecipazione dei giovani italiani che, dal punto di vista numerico, sarà decisamente bassa. Non si può però non porsi una domanda: sono le uniche ragioni? Ci sono segnali di una certa "stanchezza" per eventi di questo tipo. Lo dicono la fatica degli uffici pastorali giovanili nelle convocazioni dei giovani. Un tempo bastava un manifesto e i giovani "volavano" a questi appuntamenti. Oggi bisogna rincorrere i giovani, spiegar loro cos’è la Gmg. La stessa stanchezza, trasversale, prende preti ed educatori che non trovano il coraggio di fare i bagagli per sostenere il cammino dei giovani in un’esperienza di fede condivisa.
La Gmg è finita e dobbiamo farcene una ragione. E’finito il tempo in cui i giovani "volavano" pur di radunarsi per ascoltare la voce de Papa e dei vescovi che li istruivano con le catechesi. Non ce ne dobbiamo stupire. Il cammino sinodale ha posto in modo serio la questione che chiede un nuovo ingaggio diverso con le giovani generazioni, derivante dalla consapevolezza di ciò che è emerso nell’aula del Sinodo. Alcuni hanno chiesto che si desse come chiave di lettura l’icona biblica che rappresenta il giovane ricco, ma la maggior parte ha optato per l’immagine di Gesù che accompagna i due discepoli di Emmaus. Hanno incontrato Gesù, hanno camminato insieme. Le loro delusioni sono segni dell’epoca attuale. Rimanere in ascolto è la condizione prima che fa scaturire un dialogo fecondo con i giovani.
La Gmg ha le caratteristiche dello scoprire e del capire. Sarà caratterizzata da un’accoglienza soprattutto nelle città dei gemellaggi. Messaggi di attesa e di benvenuto arrivano in abbondanza, Papa Francesco dice spesso che il Centro America è il "terzo" continente americano: dunque avremo qualcosa da raccontare quando torneremo a casa. Soprattutto è giusto impegnarsi perché i giovani che partecipano a Panama possano fare un’esperienza bella e forte. Ne hanno il diritto dato che spendono soldi e tempo.
Ma il discorso pastorale rimane. Il Papa ha definito il Sinodo "una buona vendemmia" e ha detto che "il vino sta fermentando nella botte". Credo che le considerazioni fatte sopra debbano far parte dei pensieri che che stanno fermentando. Questa Gmg per chi resta a casa sarà una specie di "pausa” come fu Rio de Janeiro nel luglio del 2013 quando in Italia furono organizzati raduni nazionali per seguire a distanza. Ma ora non è agevole farlo in gennaio quando non è possibile far dormire i giovani all’aperto.
Non credo che la Gmg possa essere considerata un’esperienza pastorale finita. L’idea di radunare i giovani attorno alla Croce per un’esperienza di fede e far toccar loro loro la dimensione universale della Chiesa nell’incontro con il Papa, è importante. Ma preoccuparsi di farlo in modo nuovo è altrettanto importante. Per esempio decidendo, una volta per tutte, di non giocare la partita solo nel viaggio e nei giorni dell’incontro, ma tornare seriamente a far sentire la Gmg come parte di un cammino pastorale che incontra il cammino di ciascuno e quello della storia degli uomini.
La Gmg di Panama segna un tempo "sospeso" che rimanda ai prossimi due appuntamenti (uno nel 2025, l’anno del giubileo), entrambi nella nostra estate. La sfida è di non aspettare senza sapere che fare. C’è da sperare che il cammino del Sinodo dia una scossa alla pastorale vocazionale chiamata a non arrendersi, al dialogo e alla dedizione delle giovani generazioni perché il Vangelo continui ad abitare la gente di questo tempo nel quale continui a incontrare le esperienze del passato e si lasci illuminare dallo spirito santo per ritrovare intelligenza e coraggio, in modo da avviare esperienze nuove con il sapore della vita fraterna.

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